La Fondation Cartier pour l'art contemporain è una fondazione creata nel 1984 da Alain-Dominique Perrin. Precedentemente situata a Jouy-en-Josas, dal 1994 è ospitata nell'edificio progettato dall'architetto Jean Nouvel a Parigi, in boulevard Raspail.
L'opera architettonica si caratterizza per essere basata sulle idee di trasparenza, dissolvenza e smaterializzazione.
Ogni nuovo progetto in gara doveva rispettare questi elementi e ottenere il beneplacito di un attivo comitato locale di residenti che chiedeva, ad esempio, la conservazione di tutti gli alberi. Il contesto, con il giardino e il grande albero, e l'edificio, diviso in area espositiva e area uffici, suggerivano un'architettura in vetro. Infatti la soluzione che propone Jean Nouvel, avendo già avuto modo di confrontarsi con il problema della trasparenza e opacità in alcuni suoi progetti precedenti, è una semplice scatola in vetro a nove piani con lunghezza doppia della profondità, parallela a Boulevard Raspail. La zona espositiva è uno spazio luminoso su due livelli, la cui unica interruzione è costituita da un mezzanino centrale. Un'ulteriore area destinata alle mostre è stata ricavata nel seminterrato, mentre gli uffici si trovano ai piani superiori. L'entrata principale è al centro, sotto il mezzanino e a fianco del celebre albero, con un ascensore sulla destra che conduce al parcheggio per auto. In termini di planimetria e organizzazione spaziale tutto è estremamente lineare. Realizzato con un massimo di vetro e minimo di acciaio grigio, l'edificio ha altre tre caratteristiche che da banale corpo a vetri lo trasformano in una successione di strati trasparenti. In primo luogo il muro di cinta, distante 15 metri dalla facciata principale, è stato sostituito da una parete in vetro alta 18 metri sorretta da un sottile telaio in acciaio.
In secondo luogo le pareti a vetri del fronte e del retro proseguono per una decina di metri oltre i due muri laterali. In terzo e ultimo luogo gli spazi espositivi principali, con un'altezza di 8.5 metri, sono interamente vetrati. Ne risulta un volume quasi interamente trasparente, che incornicia l'albero e il giardino circostante tra il muro esterno in vetro e i piani digradanti dell'edificio stesso. Sono questi piani vetrati che instaurano l'ambiguità tra realtà e virtualità: la percezione è che non si sa mai se l'albero di Chateaubriand è fuori, dentro o si tratta del suo riflesso. Sono questi i giochi che interessano l'architetto come si evince dalle sue parole:
«A volte mi chiedo se sto vedendo l’edificio o la sua immagine, se la fondazione Cartier è una questione di trasparenza o di riflessione.»
In un caso o nell'altro, si tratti di trasparenza o di riflessione, queste parole evidenziano l'importanza che Nouvel attribuisce alla luce: condizioni del tempo, ore del giorno, angolo della visuale, livelli relativi di illuminazione interna ed esterna. Tutto concorre a creare nuove immagini e nuovi motivi.
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