Piazza del Campidoglio – Roma
Piazza del Campidoglio a Roma costituisce un altro celebre esempio di anti prospettiva. A partire dal 1538, Michelangelo avviò il suo intervento di risistemazione dando origine ad una piazza di forma trapezoidale, concepita allo scopo di far apparire Palazzo Senatorio, sullo sfondo, più ampio e ravvicinato. La preesistenza architettonica venne conservata con il suo andamento obliquo che venne proseguito dalle nuove facciate. Il fine ultimo era quello di prolungare il raggio prospettico verso Palazzo Senatorio che costituisce il fuoco ottico. Gli accorgimenti adottati per la buona riuscita della prospettiva rallentata, sono costituiti dalla divergenza dei volumi dei palazzi laterali e dall’ordine gigante del Palazzo dei Conservatori, oltre che dagli ornamenti architettonici dilatati e dalla ricchezza degli elementi scultorei. Oggi la piazza rappresenta uno dei nuclei pulsanti di Roma, sede del governo cittadino e celebre esempio di impianto rinascimentale, dove padroneggia il Palazzo Senatorio al quale si accede attraverso il monumentale doppio scalone, anch’esso opera di Michelangelo.

Assetto urbanistico della piazza - incisione di Etienne Dupérac, 1569 Vista notturna della piazza
Foto dx: Jorge Royan da https://commons.wikimedia.org
Piazza San Pietro – Città del Vaticano
Piazza San Pietro è caratterizzata da una particolare conformazione spaziale: si tratta della fusione di due piazze, una di forma ellittica l’altra trapezoidale.
La sezione a forma di trapezio viene realizzata tra il 1655 e il 1657 da Gian Lorenzo Bernini che si serve della tecnica dell’anti prospettiva. Il fine ultimo è quello di far sembrare lo spazio più esiguo cosicché l’osservatore sia invogliato a restare nella parte antistante a forma di ellisse da cui è possibile ammirare la cupola del Michelangelo. Le due sezioni sono connesse attraverso quattro file di colonne architravate e sormontate dalle statue dei santi. La piazza è stata concepita con un andamento curvilineo. Con l’intento di mantenere l’armonia d’insieme osservando il complesso, Bernini adotta lo stratagemma di aumentare progressivamente il diametro delle colonne con una conseguente diminuzione della distanza tra le stesse. In questo modo vengono mantenute costanti le proporzioni tra i pieni ed i vuoti anche nelle file di colonne più esterne. Ne risulta un perfetto allineamento delle quattro serie di pilastri, cosicché dal centro della piazza sia visibile solo la fila più interna. Per quanto riguarda la porzione trapezoidale, questo spazio viene studiato al fine di restituire una facciata della chiesa più stretta e alta rispetto alla realtà. Infatti, le pareti laterali di tale porzione della piazza, sono costituite da pilastri che si abbassano man mano che si arriva alla basilica. Piazza San Pietro costituisce un esempio illustre di piazza monumentale che nasconde un forte significato simbolico: un luogo pronto ad accogliere i fedeli nella piazza ellittica e a condurli alla basilica attraverso le “braccia” colonnate della sezione trapezoidale. Inoltre, le statue dei santi rappresentano il tramite tra la sfera celeste divina e il mondo terreno, simboleggiato dalla massa volumetrica dei pilastri su cui sono disposte. Ciò che risulta evidente è come ancora una volta l’architettura si sveli meccanismo tra realtà concreta ed astratta, attraverso lo studio prospettico e compositivo.

Città del Vaticano Vista della piazza e fronte della basilica

Tra i sampietrini della piazza si trova incastonata una particolare mattonella, ponendosi in quel preciso punto le quattro file di colonne sembrano convergere in una sola.
Se le architetture citate, sono esempio dell’applicazione di una tecnica prospettica ben precisa, è possibile trovare alcuni casi in cui i giochi prospettici utilizzati sono molteplici.
Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola - Roma
Nell’intima cornice di piazza Sant’Ignazio a Roma, sorge la Chiesa omonima realizzata nella prima metà del XVII Secolo. I lavori per la costruzione, commissionati a svariati architetti dell’epoca, iniziarono nel 1626 e si protrassero per diversi anni. Nel 1685, ad opera quasi ultimata, mancava il completamento della cupola ed esso venne affidato a
Padre Andrea Del Pozzo. A fronte di un budget economico esiguo, egli trovò una soluzione in grado di ricreare una vera e propria cupola circolare, senza implicare onerosi costi per la realizzazione.
Del Pozzo, maestro dell’arte prospettica in tutte le sue sfumature, propose uno stratagemma senza eguali. Facendo ingresso nella chiesa, si nota come la scelta dei materiali e dei decori del pavimento conducano l’avventore in un punto preciso: il centro della navata. Secondo la tecnica della prospettiva “sotto in su”, qualora si sollevi lo sguardo da questa posizione, è possibile ammirare l’affresco “
Gloria di Sant’Ignazio” realizzato con la
tecnica dello sfondamento prospettico.

Sfondato prospettico “Gloria di Sant’Ignazio” e finta cupola osservata dal disco dorato sul pavimento
Tale soluzione è in grado di raddoppiare lo spazio realmente occupato dal dipinto, restituendo l’immagine di due architetture sovrapposte ed articolate secondo due ordini. Procedendo verso l’altare, sul pavimento si nota un cerchio dorato in corrispondenza del quale si trova un secondo punto di vista “strategico” dal quale è possibile osservare una cupola dal diametro di 13 metri. Tuttavia, si tratta di un’illusione ottica, infatti solo da quella precisa posizione è possibile osservare l’immagine di una vera e propria cupola. Camminando verso destra o sinistra rispetto al cerchio segnato a terra si scopre la reale conformazione del soffitto: una superficie piatta che ospita al suo interno un ingannevole dipinto prospettico. Grazie alla sua raffinata maestria, Padre Dal Pozzo risolse il problema dell’assenza di una vera cupola e dotò la chiesa di un gioiello dell’arte prospettica.
© Archweb.it riproduzione riservata - E' possibile condividere con un link alla pagina