Il progetto della scuola dell’infanzia: tra funzionalità e pedagogia
La conformazione spaziale dell’ambiente costruito è stata da sempre legata alle caratteristiche sociopolitiche del tempo e del luogo fisico. Nello specifico, nel corso degli anni, la costruzione degli
asili nido e delle scuole materne, si è modellata sulle necessità contingenti e sugli schemi pedagogici propri dell’ambito prescolare. Occorre puntualizzare come
la progettazione dello spazio didattico influisca in maniera consistente sullo sviluppo del bambino nell’età evolutiva e ne determini la qualità delle interazioni sociali. Tuttavia, per troppi anni le strutture destinate all’educazione dei più piccoli sono state progettate con poca attenzione al benessere psicologico, poiché considerate meri contenitori materiali in grado di sopperire alla mancanza delle madri impegnate nella manodopera industriale. Infatti, i primi esempi di istituti infantili risalgono al XIX Secolo, periodo interessato dalla Rivoluzione industriale, nel corso del quale sorsero nuove necessità all’interno del contesto familiare. Tali esigenze avevano carattere sociale e politico ma non educativo per i più piccoli e per questo motivo, in origine, la qualità dei collegi non venne considerata priorità assoluta. Di conseguenza le strutture erano composte da locali grandi, non a misura di bambino, dalla scarsa illuminazione e soprattutto sovraffollati. Si trattava di luoghi su cui le madri potevano fare affidamento per lasciare i propri figli ma dove questi ultimi vivevano in una situazione malsana e poco educativa. Nonostante ciò, a metà del 1800 in Inghilterra, Germania ed Italia si assiste ad un impegno maggiore per migliorare le condizioni di tali strutture, attraverso l’intervento di psicologi e pedagoghi, tra i quali
Ferrante Aporti, pioniere del sistema educativo infantile, che fece realizzare alcuni asili meritevoli, destinati alle fasce di popolazione meno abbienti.
Tali soluzioni rappresentarono una novità, in quanto molte scuole materne del periodo avevano carattere privato e per questo non erano accessibili a tutti. Nonostante si stessero muovendo i primi passi verso l’impiego di principi costruttivi di maggior valore, occorrerà attendere svariati decenni per giungere ad un cambiamento radicale, determinato anche dall’indispensabile contributo del
metodo educativo Montessori che cambierà nettamente l
a progettazione dello spazio fisico rivolto al bambino. Nel corso dei primi anni del ‘900, nacquero gli asili O.M.N.I. (opera Nazionale per la tutela della Maternità e dell’Infanzia) per volere dei governi del tempo, intenzionati a favorire l’aumento demografico e a fornire assistenza alle famiglie. Data la natura di tipo assistenziale, la configurazione spaziale delle strutture si avvicinava maggiormente a quella degli ospedali piuttosto che a quella degli asili odierni. Infatti, ci si trovava di fronte a edifici impersonali, sovradimensionati e con ambienti dalle altezze elevate, dove venivano raggruppati moltissimi bambini. Le scuole materne in questione non prevedevano una suddivisione degli spazi a seconda dell’età del bambino ma erano caratterizzate da stanzoni per il consumo dei pasti e per il riposo e da servizi igienici. Inoltre, i bambini non potevano muoversi liberamente da un ambiente all’altro e per questo era esclusa ogni forma di autonomia ed interazione con lo spazio fisico. Per questi motivi, non essendo stati progettati con cura per il benessere psico-fisico degli infanti, gli asili rischiavano di essere vissuti con disagio e smarrimento da parte della piccola utenza.
In Italia un grande contributo venne dato da Giuseppe Terragni con l’asilo di Sant’Elia a Como, uno dei primi esempi che si distinse per la cura dei particolari, studiati nell’ottica del benessere e della sicurezza dei destinatari. Costruito tra il 1936 e il 1937, possiede una configurazione planimetrica a C che ricrea una corte interna utilizzabile come aula all’aria aperta.

Planimetria dell’asilo Sant’Elia, Giuseppe Terragni, 1936-37 (Click sull'immagine per acquistare i disegni del progetto in dwg)
Particolare attenzione è stata riposta sul comfort termico attraverso l’inserimento di tende mobili che proteggono dall’eccessivo irraggiamento solare le vetrate esposte a sud. Inoltre, la struttura è stata concepita per favorire il rapporto di fluidità tra gli ambienti interni, grazie alle pareti mobili che dividono le aule e la continuità tra lo spazio interno e quello esterno.

Vista dell’area aperta esterna – Asilo Sant’Elia, Giuseppe Terragni
Fotografia di Daniel Dunham
https://www.flickr.com/photos/ffenestr/
Un altro esempio meritevole di quegli anni è rappresentato dall’
asilo Olivetti sito ad Ivrea, opera degli architetti Luigi Figini e Gino Pollini, costruito nel 1941.
L’edificio consiste in un corpo regolare immerso nel verde dello spazio circostante, mentre in posizione contigua si trova un’area gioco porticata, all’aperto.
Prospetto e area esterna all’aperto – Asilo Villaggio Olivetti, Figini-Pollini, 1941
Foto: www.ivreacittaindustriale.it
Anche qui vige il concetto di continuum tra interno ed esterno grazie al quale viene favorita la libertà di movimento dei bambini. Si tratta di una delle prime realizzazioni di asilo aziendale, nuova tipologia edilizia che verrà normata da un’apposita legge istituita il 26 agosto 1950. I nuovi edifici accolgono bambini di diverse fasce di età e prevedono un’organizzazione planimetrica comprendente ogni ambiente considerato di primaria importanza dal punto di vista funzionale. Gli interni sono infatti suddivisi in: spazi per l’accoglienza, aule ricreative, stanze per il riposo, mensa e servizi igienici, differenziati tra bambini, personale interno e visitatori.
Con il trascorrere del tempo la concezione di spazio dedicato ai più piccoli si sviluppa e matura una nuova idea di struttura educativa che trova la sua massima diffusione negli anni ’80. A partire da questo periodo infatti, verranno definite le caratteristiche ottimali che devono possedere le scuole materne dal punto di vista dimensionale, funzionale ed estetico, nell’ottica di soddisfare le esigenze dei bambini e garantire loro un buon livello di confort e sicurezza.
© Archweb.it riproduzione riservata - E' possibile condividere con un link alla pagina