House IV

Peter Eisenman – House IV, Falls Village, Connecticut USA, 1971

Nella House IV, un insieme limitato di regole (spostamento, rotazione, compressione, estensione) è stato applicato a un insieme limitato di elementi (volume cubico, piani verticali, griglia spaziale di nove quadrati). Questo metodo trasformativo stabilisce un codice di relazioni spaziali all'interno del dominio sintattico del linguaggio architettonico. L’insieme dei diagrammi così prodotti viene registrato sia come sostanza che come segno indicale, che sposta l’attenzione dalle concezioni esistenti della forma in un atto intenzionale di superamento della materialità, della funzione e del significato.

I metodi di trasformazione impiegati in House IV furono appositamente costruiti per essere in gran parte auto-propulsivi e quindi il più liberi possibile da motivazioni determinate dall'esterno. È stata stabilita una “formula logica”, cioè un modello procedurale passo dopo passo. Quindi elementi di base come la linea, il piano e il volume sono stati messi in movimento, dando vita a un oggetto che sembrava “progettarsi da solo”. Se il risultato sarebbe stato architettonico o avrebbe avuto caratteristiche architettoniche come pianta o facciata non era una considerazione del processo o un criterio di valutazione. In questo senso il problema non era progettare un oggetto ma ricercare e stabilire un programma di trasformazione libero dai tradizionali vincoli autoriali.

Nella House IV, oltre all’indagine di un processo autonomo, la sfida alla natura gerarchica dei sistemi configurazionali è stata estesa a una certa relazione dialettica nella forma architettonica, in particolare alla gerarchia implicita del “partner favorito” nelle coppie dialettiche. Pertanto, se la frontalità/obliquità è considerata una di queste dialettiche, essendo la frontalità il punto di vista preferito del modernismo, nella Casa IV la visione obliqua era equiparata in importanza a quella frontale. Allo stesso modo, ciò che è percepito simultaneamente è stato equiparato a ciò che è percepito in sequenza.

Peter Eisenman