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Claudio Raimondo Cuda

Tesi di Laurea in Progettazione Architettonica

Riqualificazione urbana e progetto del nuovo polo ricettivo dell'area portuale di Messina

Tesi di Claudio Raimondo Cuda
E-mail di contatto: [email protected]

Università degli studi "Mediterranea" di Reggio Calabria - Facoltà di Architettura
Laurea Specialistica in architettura U.E. (classe 4/s)
Relatore: Prof.ssa arch. Giuseppina Foti
Correlatore: arch. Dario Iacono
Consulente strutturale: Prof. Ing. Raffaele Pucinotti
A.A. 2011 - 2012

Riqualificazione urbana e progetto del nuovo polo ricettivo dell’area portuale di Messina L'area metropolitana intorno allo Stretto di Messina, ha da sempre ricoperto un ruolo fondamentale nello scenario del Mediterraneo manifestando un carattere di luogo centrale, in termini di valori simbolici e di concrete opportunità per lo sviluppo dell'aggregato urbano. Nello Stretto il mito è di scena, infatti Messina di tradizioni marinare antichissime, grazie ad un porto che per secoli ne ha influenzato lo sviluppo economico, commerciale, e politico assume un ruolo assolutamente strategico, ma poco curato, per questo l’intento del progetto è quello di potenziare sia il sistema turisticoportuale che i relativi servizi per la città. L’area interessata ricade nella zona falcata sud fra il porto e il tessuto del centro storico segnata da tre assi cardini via Giuseppe Garibaldi, via Tommaso Cannizzaro e via Giuseppe Farina, difronte il terminal aliscafi e navi veloci. La banchina che separa il Terminal Crociere dal Terminal Ferroviario, lunga circa 145 m è destinata ad accogliere gli aliscafi e le navi veloci per il trasporto dei passeggeri, senza automobili al seguito, diretti in Calabria e alle Isole e per la Metropolitana del Mare. La vicinanza del palazzo della Dogana in stile liberty, della Stazione Ferroviaria, della Stazione degli autobus extraurbani con un importante autosilo, e l’adiacenza della linea tranviaria e di numerose altre linee di trasporto urbano, fanno sì che si venga a creare un nodo di interscambio intermodale per passeggeri altamente significativo per tutta la città e per il territorio messinese.

Il progetto si muove nella logica di rafforzare il margine portuale, seguendo le direttive funzionali vigenti del Piano Regolatore Generale (P.R.G.), Piano Regolatore Portuale (P.R.P.) e Programma Innovativo In Ambito Urbano (P.I.A.U.), con l’obiettivo di rivitalizzare l’intero lotto degli ex Silos-Granaio attraverso un piano di recupero e rifunzionalizzazione in polo ricettivo e residenze, con totale demolizione dei capannoni del mercato ittico (barriere) ad eccezione del complesso degli ex Magazzini Generali. Il concept del masterplan pone come obiettivo la ricucitura del tessuto urbano attraverso una soluzione capace di amplificare i benefici indotti da una piazza che rappresenta il fulcro attorno al quale ruotano gli edifici che ospitano le destinazioni d’uso più legate all’innovazione, in parte pavimentato e in parte a verde attrezzato con la presenza di un percorso ciclopedonale riversato sul lungomare che funga da connettore con il resto della città. Il manufatto degli ex Silos-Granaio formatosi per depositare e smistare i carichi di grano; ora in situazione di degrado e di potenziale inquinamento (realizzato nel 1966 con tecniche costruttive tradizionali insieme ai Magazzini Generali) è costituito da fabbricati, tettoie, e aree esterne, per una superficie complessiva di 3.700 mq, di cui 1.950 mq di superficie coperta, oltre 1.125 mq di tettoie e circa 625 mq di aree libere, ricadente in zona “F”.

L’intervento consiste principalmente nelle dimensioni e nella tecnologia costruttiva dell’edificio, ma anche nella nuova centralità che tale edifico assumerà rispetto agli sviluppi dell’area del porto. La forma del comparto si presenta come un parallelepipedo dall’aspetto imponente e massiccio in adiacenza al Parcheggio Cavallotti, di dimensioni pari alla lunghezza di 90.25 m e di larghezza 18.8 m con e di altezza 22.2 m, con annesso un corpo torre di forma trapezoidale di altezza superiore, che si pone come simbolo di tutto il sistema. Tre maglie strutturali la prima originaria da 4.75 m * 4.75 m, la successiva da 4.00 m * 4.75 m e l’altra 4.00 m * 4.00 m, scandiscono una ritmica armonica attraversata da pilastri in cemento armato di 1.50 m * 1.50 m. Su queste maglie si è recuperato e ridisegnato tutto il progetto attraverso operazione di svuotamento mantenendo esclusivamente la struttura portante, creando una totale riorganizzazione e razionalizzazione degli spazi interni. Privilegia il tema della frammentazione nei confronti della continuità su originale vocazione industriale posto come strumento attraverso il quale è possibile individuare, per tratti discontinui, il tramite tra noi e le cose. Come ha scritto Vittorio Gregotti nel suo “Diciassette lettere sull’architettura” il frammento è allora una realtà operante che scaturisce da un’interruzione premeditata della linearità del tempo. Questi vettori spezzati danno forza non sono all’edificio stesso ma a tutto il contesto in cui viene inserito, l’edificio diventa un catalizzatore che irradia forza, spazialità ed estetica ovvero esso si inserisce tra l’esistente e ne diventa il fulcro. Attraverso la riconversione per rompere lo schema statico della ritmica pilastrata si è impostato una spina centrale spezzata (corridoio), che attraversa tutto il sistema presente sia in pianta, sezione e alzato. Sviluppato su 7 livelli con altezza d’interpiano pari a 2.80 e varie doppie altezze si muovono una serie di funzioni. Dal piano terra accessibile con un corpo centrale in vetro, che conferisce un'illuminazione zenitale interna a tutta altezza poste al centro 2 corpi scale che si avvolgono attorno ai pilastri e ascensori completamente in vetro, fungono da cucitura e collegamento con l’edificio stesso, da qui si sviluppano le funzioni principali di accoglienza, la presenza di uno spazio espositivo e una caffetteria entrambi a doppia altezza, quest’ultima aperta anche alla piazza antistante e una sala conferenze. Da evidenziare uno spazio d’acqua che diventa parte integrante con la piazza come connettore tra interno ed esterno. Ai piani superiori si dispongono sul lato mare le residenze per tutta la lunghezza dell’edificio per 4 livelli, mentre sul retrofronte soltanto un doppio blocco; divise in tre tipologie: monolocale, bilocale e duplex. Si prevede inoltre come da normativa 2 alloggi per utenza disabile secondo il D.M. n° 236 1989. L’ultimo livello adotta una soluzioni innovativa applicata al progetto ossia il “roof garden” con i relativi servizi, caratterizzato per l’estrema leggerezza e trasparenza esercita un impatto positivo sull’ambiente, offrendo una visuale unica sullo Stretto, in un continuo interscambio fra la percezione dell’interno con l’esterno, accentuato dal mutare dei colori del paesaggio e dai giochi di luce, e la realizzazione di una continua cupola vetrata sul tetto che segue la forma della spina centrale sottostante garantendo una perfetta illuminazione naturale.

L’intervento è rivolto anche ad un recupero d’immagine dell’edificio infatti la facciata principale assume un ruolo fondamentale. Si è scelto di installare una cortina in lamiera forata d’acciaio attraversata una serie di tagli che segue il profilo orizzontale sovrapposta in modo indipendente alla facciata; tale pelle avvolge l’edificio come un nuovo involucro che dall’interno permette di vedere la città con nuove e diverse trasparenze, fino a diventare parte della copertura.
La funzionalità della copertura è gestita dalla presenza in alcuni punti del frangisole fotovoltaico permettendo la doppia funzione di regolare luminosità e temperatura all’interno degli ambienti e di trasformare direttamente l’energia solare in energia elettrica in corrente continua grazie all’effetto fotovoltaico. L’edificio avvolto dalla cortina risulta espressivo, comunicando una grande austerità, una rinuncia palese a qualsiasi elemento architettonico accessorio, e omogeneizza il tutto in forme il più possibile minimali per non interferire con il disegno urbano attraversato anche dalla palazzata messinese. La nuova “pelle” interpretata come interfaccia del “di dentro” e del “di fuori”, come luogo di espressione e di senso non scindibile dal mondo che la circonda e all’interno del quale muta in continuazione ha anche una duplice valenza di parete ventilata per diminuire i costi di condizionamento e di schermatura per ridurre i livelli di rumore esterni alla facciata, oltre alla capacità di non degradarsi nel tempo e di non avere necessità di manutenzione. Il resto della facciata è di tipo “ventilata” rivestita in pannelli compositi in alluminio e un nucleo in plastica conferendo elevata resistenza acustica, termica ed al fuoco.
La facciata vetrata invece persegue l’idea della misura e della metrica; i singoli elementi in vetro che la rivestono, segnano un forte polo di attrazione ottica e psicologica sia per la costante scansione dei moduli che per l’eccezionale possibilità di introdurre moltissima luce negli ambienti. Il sistema della facciata si collega alla struttura ordinaria attraverso un sistema a secco a orditura metallica con relativo strato di isolamento termo-acustico.
La struttura portante orizzontale è realizzata anche a secco collaborante in acciaio e getto in calcestruzzo imbullonata mediante delle piastre alla struttura pilastrata. Grande importanza viene attribuita dal progetto agli aspetti di ecosostenibilità e di innovazione tecnologica legata alla riduzione dei consumi energetici ed all’uso di fonti alternative.