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Torri del vento

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Torri del vento, esempio di bioarchitettura e sostenibilità.

Le “Torri del Vento” sono uno splendido esempio di bioarchitettura che potremmo utilizzare come sistema di aerazione naturale degli edifici, raffrescando gli edifici passivamente. Il sistema, in uso nella cosiddetta “Mezzaluna Fertile”, sperimentato per secoli nell’antica Persia, funzionava sfruttando le escursioni termiche giorno-notte, scambiando l’aria calda dall’interno degli edifici con quella fresca della notte. Veniva utilizzato il principio di convezione che, con la ventilazione, permetteva il raffrescamento passivo degli ambienti interni.
Le torri sono state costruite in modo da sfruttare i venti dominanti. Catturando le correnti d’aria, queste vengono incanalate all’interno degli edifici e il cambio di temperatura tra interno ed esterno crea una differente pressione che porta all’esterno l’aria calda, senza creare aggravio all’ambiente.

Tra i disegni da scaricare c’è un esempio di edificio di Yazd, collocata in un’oasi tra due deserti, a 1.200 metri sul livello del mare, città conosciuta anche come città di Zaratustra. In quest’area ostile, molto calda e secca, con temperature diurne proibitive, la casa tradizionale, con le sue torri, riesce a contribuire a rendere più vivibile l’ambiente domestico, come annotava nella prima metà del ‘900 il famoso scrittore di viaggi Robert Byron. Yazd è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO “come esempio di utilizzo di risorse limitate per la sopravvivenza nel deserto”.

La torre del disegno riferito a Yadz, tramite una cisterna sotterranea, rende il raffrescamento ancora più efficace e il vento, con la sua ossigenazione, sanifica l’acqua. Le torri sono posizionate con i lati più lunghi verso il vento dominante, in modo da generare moti convettivi al suo interno. L’aria che entra dal lato esposto al vento si raffredda e, diventando più densa, precipita verso il basso, mentre l’aria calda dell’interno esce all’esterno attraverso altre aperture o con un altro condotto esposto sottovento. Il giusto dimensionamento dei condotti, l’altezza e l’orientamento della torre, attraverso l’esperienza maturata nei secoli, hanno consentito di ottenere un ambiente sostenibile nonostante il clima avverso alle condizioni di vivibilità umana.

Nei disegni vi è anche l’esempio della torre distante dall’edificio circa 50 metri e che utilizza la lunga galleria sotterranea in cui le pareti, umide anche per effetto della vegetazione soprastante, crea moti convettivi che raffreddano gli ambienti. In questo caso i flussi d’aria, entrando nel condotto interrato, abbassano la temperatura per effetto congiunto di ventilazione ed evaporazione.
La planimetria della città di Gonabad dimostra come le popolazioni si siano adattate alle condizioni avverse del clima e abbiano sfruttato le condizioni dei venti per assecondarne e sfruttarne i flussi, utilizzando quelli più favorevoli attraverso la conformazione urbanistica che evitasse, al contempo, i venti carichi di sabbia e polvere del deserto.
Lo spessore delle murature degli edifici, la conformazione delle case con cortili interni, hanno reso possibile mitigare il clima. In Persia si utilizzavano anche i sistemi a cupola per costruire le “fosse del ghiaccio” in cui veniva conservato il ghiaccio che nel deserto si formava nelle rigide notti invernali. Le ghiacciaie, coperta da cupola, con la particolare conformazione, consentivano di mantenere fresca l’aria all’interno, in modo da non far sciogliere il ghiaccio.
Dall’urbanistica alle soluzioni edilizie, abbiamo molto da studiare, imparare e sperimentare per rendere l’edilizia sempre più sostenibile.

Autore: Prof.ssa Francesca Ferraro

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