Architettura interattiva virtuale

Grazie all'informatica il disegno di architettura ha esplicitato in forme visibili il suo carattere dinamico.

Articolo di

Categoria

Geometrie

Pubblicato il

29 Giugno 2023

Pensiamo al disegno di architettura; non però a quello compiuto ma a quello in divenire. Voglio dire il disegno dell'invenzione, che è poi una scoperta. Quel disegno, specchio dell'anima del progettista, nelle cui profondità si trova celata, prima d'essere realizzata, l'architettura e la sua idea.
Ebbene, mi chiedo, quale dirompente effetto ha prodotto la rivoluzione informatica su questo indispensabile strumento della creatività dell'architetto?
Rispondo: le metamorfosi. 
Mi spiego: laddove gli schizzi, i disegni tecnici e i plastici costituivano altrettanti momenti, distinti, del percorso progettuale, oggi costituiscono, invece, un flusso unico e continuo. Nell'ambiente informatico, infatti, disegni e plastici, immagini di qualsiasi natura e rappresentazioni tridimensionali si trasformano le une nelle altre.
Ogni metamorfosi è possibile: da uno schizzo si può indurre un modello virtuale e da questo un modello fisico (rapid prototyping); poi, volendo, è possibile anche realizzare il processo inverso: dalla scansione tridimensionale del plastico, alla matematica della sua forma (reverse engeenering). A tal punto sono diventate semplici e potenti queste trasformazioni, che è difficile distinguere le vecchie forme del disegno, sempre più ibride. S'impone, perciò, il ricorso ad una parola più antica e di più ampio spettro semantico: questa parola è modello. 

Le mutevoli rappresentazioni dell'architettura sono tutte modelli, che si trasformano gli uni negli altri. Ad ogni trasformazione il modello arricchisce e perfeziona il suo contenuto informativo e perciò i modelli si vanno ordinando in un vortice che converge verso l'idea progettuale e finalmente la invera.

Grazie all'informatica, dunque, il disegno di architettura ha esplicitato in forme visibili il suo carattere dinamico. E come in passato la prospettiva ha segnato il punto più alto della rappresentazione d'architettura, per il suo sodalizio con l'arte e per la sua capacità di ricondurre lo spazio all'uomo, così, oggi, il modello dinamico interattivo rappresenta il punto più alto nelle metamorfosi dei modelli, per gli stessi motivi: la sua prossimità alla espressione artistica e la capacità di introdurre l'uomo nello spazio che ha immaginato.
C'è una sola differenza, non trascurabile: una prospettiva si vede con gli occhi di chi l'ha fatta, è una esperienza non nostra, ma esclusiva del progettista.
Un modello dinamico interattivo è invece l'esperienza unica e irripetibile di chi lo percorre mettendosi ai comandi dello spazio virtuale che rappresenta. E, perciò, è una esperienza progettuale condivisibile, proprio come condivisibile è l’architettura realizzata.

Questo carattere unico del modello dinamico interattivo ha però una conseguenza drammatica: non è possibile portare il modello sulle pagine di un giornale e, quand’anche fosse possibile, non sarebbe possibile mostrarne il funzionamento. Il modello dinamico interattivo non è una animazione.
Se un giorno sarà possibile entrare in un film d’autore per interagire con i personaggi e vivere la storia dall’interno (non lo ha già fatto Pirandello a teatro?), allora avremo l’esempio più efficace per spiegare cos’è.
Riccardo Migliari
(con il contributo del MIUR nell'ambito della ricerca PRIN 2005)
  

Lascia un commento