Chiara Del Core 13 feb 2020 approfondimento 0 commenti
Tipologie di anamorfosi

Come accennato, l’affascinante metodo anamorfico permette di scoprire con sorpresa oggetti in un primo momento non decodificati, osservando l’immagine distorta. Questa particolare tecnica di costruzione geometrica può essere realizzata attraverso il criterio della proiezione che prevede specifici punti di fuga e di osservazione o tramite la riflessione dell’immagine distorta lungo un settore circolare. In quest’ultimo caso, il mezzo di cui ci si può servire è rappresentato dal cilindro (anamorfosi cilindrica) e dal cono (anamorfosi conica).

Nell’anamorfosi cilindrica, l’immagine informe assume un senso qualora venga “specchiata” sulla parete del cilindro riflettente. Tuttavia, si tratta di un semplice effetto ottico basato sulle leggi della riflessione, in grado di ingannare l’osservatore che percepisce l’immagine corretta secondo la propria percezione visiva. Questo tipo di anamorfosi prevede un solo punto di vista e a seconda dell’altezza, della posizione dell’osservatore e delle proprietà del cilindro, si ottiene una restituzione dell’immagine più o meno alterata. Invece, per quanto riguarda l’anamorfosi conica, come si può intuire, essa ha un funzionamento analogo a quella cilindrica ma la differenza sta nel corpo riflettente qui costituito dal cono. In tal caso, l’immagine deformata assume la sua forma corretta qualora l’osservatore si ponga ad una precisa distanza in corrispondenza della verticale del cono.



Esempio di anamorfosi cilindrica ed esempio di anamorfosi conica
Foto: http://www.incredibilia.it/opere-arte-anamorfiche
Fonte: http://www.enea.it


Anamorfosi e architettura

Spesso si è sentito parlare di anamorfosi impiegata esclusivamente nella bidimensionalità tipica di quadri ed affreschi. Tuttavia, risulta interessante approfondire il tema applicato alla tridimensionalità ed all’architettura. Tale metodo infatti, permette di variare la percezione sensibile degli ambienti, restituendo all’osservatore spazi con dimensioni differenti rispetto a quelle reali. Alcuni esempi architettonici che si sono sviluppati nel corso della storia, aiutano a comprendere meglio questo fenomeno così misterioso e al contempo interessante.
 

ESEMPI DI PROSPETTIVA ACCELERATA


Santa Maria presso San Satiro - Milano
Risale al 1482 il primo esempio architettonico che si serve della prospettiva accelerata per restituire l’illusione di uno spazio più profondo rispetto a quello reale. Si tratta della Chiesa di Santa Maria presso San Satiro a Milano, dove, con grande maestria, Donato

Bramante interviene allo scopo di ovviare a problemi di carattere spaziale. Infatti, la chiesa con pianta a croce commissa, risultava priva di coro a causa della conformazione stradale che ne impediva la costruzione tra navata e transetto. Servendosi di un raffinato gioco prospettico, Bramante ricrea un coro molto convergente e profondo 90 cm che offre l’impressione di trovarsi in un ambiente più profondo di come sia nella realtà. La riproduzione della ricca volta a botte dotata di cassettoni e delle colonne stuccate, restituisce l’immagine maestosa di una vera e propria abside. Nel momento in cui si fa ingresso nella Chiesa, il visitatore non si accorge dell’ingannevole gioco prospettico di cui l’artista si è servito e grazie al quale ha raggiunto l’obiettivo di rendere la scena molto realistica.


  
Foto della vista frontale e vista della cupola
Fonte: http://maricarte.blogspot.com/2014/11/bramante-e-la-prospettiva-ovvero-la.html


Teatro Olimpico - Vicenza
Nel corso del ‘500 la scena teatrale è interessata da questo tipo di soluzione illusoria ottenuta mediante lo scorcio delle pareti laterali ed anche attraverso l’innalzamento del piano dell’orizzonte. Progressivamente, si sviluppa la concezione che realtà e finzione si fondano in un perfetto connubio.

Ed è proprio in questo clima, che tra il 1580 e il 1585, prima Palladio e poi il suo allievo Vicenzo Scamozzi, danno vita al capolavoro del Teatro Olimpico di Vicenza.
Rifacendosi agli antichi teatri romani, Palladio crea una cavea gradinata dotata di colonnato trabeato e fronteggiata da una scena rettangolare fissa che definisce lo spazio destinato agli attori.
La cosidétta scenae frons è caratterizzata da un doppio ordine architettonico, statue e tre aperture da cui si dipartono cinque strade connotate da una forte prospettiva accelerata che le rende più profonde di come siano realmente.
Tutti gli elementi architettonici ed i dettagli risultano scorciati e lo spazio illusorio e quello reale sono in diretta connessione.




Scenae frons
Foto http://www.progetti.iisleviponti.it/Palazzo_Enciclopedico/html/palladio.html


Teatro all’antica – Sabbioneta (Mn)
Realizzato nel 1588 – 1590 da Vincenzo Scamozzi, su commissione di Vespasiano Gonzaga duca di Sabbioneta, il teatro all’antica è il primo esempio nel genere, realizzato ex novo. Grazie alla formazione palladiana, sono molti i rimandi al Teatro Olimpico di Vicenza, primo tra tutti il colonnato ellittico sovrastato da statue che circonda la cavea mistilinea.


Tuttavia, è assente in questo caso, la scenae frons in favore della continuità tra sala e palcoscenico.
Le pareti laterali sono raffrescate con paesaggi e finte architetture ed assieme alla quinta scenografica ed al fondale, seguono i principi della prospettiva accelerata che restituisce l’illusione di spazi di maggiori dimensioni e profondità.
L’odierna composizione del palco non è quella originaria che è andata distrutta, ma una ricostruzione datata 1996 che rappresenta uno scorcio ideale della città di Sabbioneta.
Inoltre, recentemente, il teatro è stato oggetto di un restauro conservativo non invasivo per la struttura originaria ed è stato dichiarato Patrimonio dell’UNESCO.


  
Platea e palco 
Fonte: http://www.wikiwand.com/it/Teatro_all%27Antica 

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