Chiara Del Core 6 feb 2020 approfondimento 0 commenti
Parametri per il comfort ambientale

L’obiettivo primario che la progettazione degli ambienti destinati all’attività lavorativa deve prefissarsi, consiste nell’assicurare benessere e sicurezza al lavoratore, perché solo attraverso tali condizioni si ottiene la massimizzazione dei risultati finali. Per questo motivo, occorre considerare alcuni principi di fondamentale importanza. Lo scopo dell’intero iter progettuale è quello di rendere gli ambienti lavorativi performanti e confortevoli dal punto di vista termico, acustico ed illuminotecnico.

- Comfort visivo

A partire dalla conformazione dell’ambiente, dalla funzione che si svolge nella zona specifica e dalle necessità dell’utenza, è bene distinguere il giusto livello di illuminazione di cui si necessita, anche in relazione all’intensità luminosa naturale presente negli ambienti. All’interno di un edificio ad uso lavorativo, le aree destinate alle mansioni vere e proprie (scrivanie, macchinari comuni per la stampa e per altre mansioni) avranno bisogno di una luce maggiore rispetto, ad esempio, agli angoli relax inseriti per la pausa caffè. Anche la zona adibita all’accoglienza e alle informazioni dovrà essere dotata di una buona illuminazione, meglio se di tipo scenico o comunque studiata sull’immagine coordinata dell’azienda, perché trattasi del biglietto da visita dell’intera sede. Lo studio illuminotecnico rappresenta un aspetto importante nella progettazione dell’ambiente lavorativo, poiché deve assicurare l’adeguato comfort visivo, indispensabile al corretto svolgimento delle attività predisposte. A tal fine, occorre evitare la creazione di zone d’ombra o sovra-illuminate, attraverso una corretta distribuzione delle fonti luminose e la scelta di luci calibrate sulla singola funzione. Solo in questo modo si otterrà un’atmosfera che riesce a stimolare il lavoro ed allo stesso tempo a non affaticare gli occhi di chi trascorre gran parte della giornata al videoterminale.

I valori di riferimento utilizzati nel progetto illuminotecnico dell’ufficio vengono stabiliti dalla norma UNI 10380. Gli apparecchi vengono scelti considerando le classi A e B che comprendono rispettivamente fonti luminose dalle prestazioni medio - alte ed alte. Inoltre, negli ultimi anni viene prestata particolare attenzione al risparmio energetico soprattutto all’interno dei luoghi lavorativi dove luci e macchinari elettronici vengono utilizzati per la maggior parte della giornata, causando ingenti consumi. Per questo motivo, è bene ottimizzare i costi d’investimento ed allo stesso tempo contribuire al contenimento del dispendio energetico, attraverso l’impiego di apparecchi luminosi a LED. Data la destinazione d’uso propria degli uffici, la scelta ottimale è rappresentata da lampade di colore neutro, aventi temperatura cromatica pari ai 4000K ed apparecchi posizionati in maniera strategica per assicurare luce diffusa, puntuale ed evitare sgradevoli riflessi sullo schermo dei pc. È quindi chiaro come ogni scelta vada ponderata sulla funzionalità e sulla necessità di ogni singola zona. Inoltre, grazie alle tecnologie smart, gli uffici oggi vengono dotati di sistemi di personalizzazione della luce a seconda del gusto e dell’esigenza del lavoratore. Infatti, è bene dare la possibilità di regolare temperatura e colore di ogni apparecchio al fine di non stancare la vista e poter così svolgere l’attività lavorativa in modo confortevole. I prodotti di ultima generazione sono dotati di sensori che riconoscono determinate aree dell’ufficio e quindi forniscono l’illuminazione studiata sull’esigenza specifica, si autoregolano a seconda della luce naturale presente e si attivano solo quando intercettano la presenza umana. Per questo motivo, oggi in azienda, ogni postazione di lavoro può essere personalizzata anche sotto il profilo illumino tecnico.

- Comfort termico

Il mantenimento di un microclima piacevole all’interno degli uffici è prerogativa fondamentale al fine di assicurare performances ottimali da parte dell’utenza. Per garantire il comfort ideale è bene stabilire le caratteristiche termo-igrometriche che gli ambienti devono possedere a seconda del luogo e del periodo dell’anno e i ricambi dell’aria interna necessari a garantire la qualità della stessa. A tal fine, è fondamentale che sia presente un numero adeguato di aperture, grazie alle quali poter far fluire l’aria in modo naturale. Infatti, qualora manchino le finestre o non siano sufficienti, sarà necessario l’inserimento di appositi impianti di climatizzazione e di areazione. È infatti fondamentale garantire aria salubre e di qualità a tutti gli occupanti degli uffici come stabilito dalla normativa vigente. Per questo motivo, è bene che siano assenti sostanze tossiche nell’aria e che in presenza di impianti di climatizzazione venga effettuata un’attenta manutenzione e pulizia dei relativi filtri e delle bocchette. Per quanto riguarda la temperatura
ideale da mantenere all’interno degli ambienti, essa si plasmerà sulle caratteristiche fisiche degli spazi e delle sue componenti oltre che sul periodo dell’anno. I valori di riferimento per l’ottenimento del comfort interno si aggirano a 22°C in estate e 19°C in inverno con un tasso di umidità relativa circa del 50%. Per evitare un innalzamento eccessivo della temperatura durante la stagione estiva, è bene dotare le finestre dell’edificio di tende e dispositivi schermanti. Inoltre, la scelta di munire gli impianti di termostati, in grado di regolare la temperatura a seconda della necessità, garantirebbe un consistente risparmio in termini energetici ed economici.  

- Comfort acustico

Se una corretta illuminazione delle postazioni di lavoro ed un microclima equilibrato assicurano il benessere del lavoratore, anche l’assenza di rumori sgradevoli risulta essere di fondamentale importanza. Dal punto di vista progettuale infatti, vigono importanti requisiti acustici che, se osservati, contribuiscono al più corretto svolgimento delle attività lavorative. Attualmente, la diffusione degli ambienti open space che riuniscono un gran numero di dipendenti, presenta il problema della sovrapposizione di suoni e rumori. Ad esempio, il riverbero acustico causato dal chiacchiericcio tra colleghi, risulta essere molto fastidioso al punto tale da influire negativamente sul rendimento del lavoratore. Venendo meno la concentrazione e aumentando stress e stanchezza, anche il benessere psicofisico viene messo a dura prova. Tuttavia, per ovviare a questo tipo di problema, è possibile porre rimedio individuando la causa del disturbo e impiegando soluzioni fonoassorbenti che fungono da ostacolo per la propagazione delle onde sonore. Questo tipo di prodotto, spesso rappresentato da pannelli flessibili e facilmente adattabili grazie alle varianti cromatiche e materiche, garantisce un considerevole incremento del comfort acustico, senza la necessità di intervenire sulla struttura dell’edificio.

Nonostante l’esempio dell’ufficio a pianta libera sia forse il più complesso in termini di disturbo sonoro, anche gli uffici suddivisi in singole postazioni possono presentare le medesime difficoltà. In tal caso, risulta essere molto importante inserire sistemi di mascheramento acustico grazie ai quali viene riprodotto un suono simile ad un ventilatore poi diffuso omogeneamente in tutto l’ambiente. Inoltre il controsoffitto dovrà assicurare alte prestazioni fonoassorbenti e garantire l’isolamento acustico. I valori limite stabiliti dalla normativa si aggirano intorno ai 50 dBA e se superati, possono presentarsi disturbi fisici come stanchezza ed affaticamento. Sul mercato sono presenti numerosi arredi d’ausilio alla protezione acustica: sedute munite di alzate studiate per essere ostacolo alla propagazione dei suoni e divani con bordi alti posizionati per racchiudere ed avvolgere l’utente desideroso di privacy.


La scelta dell’arredo

All’interno degli ambienti destinati alle attività lavorative, la scelta dell’arredo si rivela di fondamentale importanza per il corretto svolgimento delle mansioni quotidiane. Il primo aspetto da considerare riguarda le dimensioni e la tipologia planimetrica proprie degli ambienti: uffici open space, singole cellule e comparti misti necessiteranno di un arredamento differente. Infatti, a seconda del tipo di attività da svolgervi, gli occupanti dell’edificio avranno particolari esigenze. La prerogativa fondamentale è che ogni singola componente assicuri comfort e funzionalità ancora prima della resa estetica. All’interno di sedi aziendali complesse, le aree destinate alla reception e all’accoglienza dovranno essere dotate di svariate sedute e di banconi dimensionati in modo da non ostacolare la comunicazione tra il pubblico e i dipendenti. È necessario che tale zona sia sempre pulita, illuminata adeguatamente e che rispetti l’immagine aziendale poiché costituisce il primo spazio accessibile per chi arriva dall’esterno. A tal proposito dev’esserci la completa assenza di barriere architettoniche ed elementi che possano ostacolare la libera circolazione.

Anche le aree destinate alle pause devono essere curate e studiate per assicurare comfort e relax, grazie all’inserimento di salottini e distributori alimentari e di bevande. Per quanto riguarda l’allestimento degli uffici veri e propri, occorre stabilire un modulo “base” al quale addizionare complementi a seconda della necessità. Tale matrice è solitamente costituita da una scrivania, una seduta, una lampada da tavolo e talvolta una scaffalatura. Il piano d’appoggio è forse l’elemento più importante, in quanto sulla scrivania si svolge la maggior parte delle attività lavorative; le dimensioni minime calcolate coincidono a 60 cm di profondità per 1 mt di lunghezza e l’altezza deve consentire l’inserimento agevole della sedia in modo che l’utente sia comodo anche da seduto (75 cm). La forma è solitamente quella rettangolare, mentre i materiali possono variare ma vanno scelti nell’ottica di agevolare la manutenzione e la pulizia. La scelta ottimale prevede la collocazione del tavolo con le spalle al muro e mai davanti ad aperture che causerebbero spiacevoli riflessi sui monitor dei pc. Una soluzione innovativa riguarda la scrivania regolabile in altezza, perfetta negli open space dove le postazioni sono fruibili a rotazione tra colleghi con esigenze fisiche anche molto diverse tra loro.

La sedia invece, dev’essere studiata sull’ergonomia e deve assicurare comfort e sicurezza al lavoratore che vi trascorre molto tempo seduto sopra. Infatti, qualora non rispettasse le dimensioni minime, causerebbe malessere e stanchezza con un conseguente scarso rendimento da parte del fruitore. Il sedile dev’essere girevole e lo schienale flessibile affinché si possano regolare l’altezza e l’inclinazione a seconda dell’esigenza. Dal punto di vista dei materiali, sono preferibili fibre traspiranti e forate che garantiscono benessere anche durante le stagioni calde, a scapito delle vecchie poltrone girevoli in pelle con imbottitura sintetica. Per agevolare lo svolgimento delle mansioni lavorative è bene dotare ogni singola postazione di una lampada da tavolo che emetta luce diffusa e che possa essere regolata a seconda del bisogno. Sono da preferire toni caldi e lampadine a basso consumo energetico, così da evitare l’affaticamento della vista e contribuire alla salvaguardia ambientale. Spesso, tale “modello” viene completato da scaffalature appositamente dimensionate per raccogliere materiale e documenti utili per il lavoro quotidiano. Nel caso in cui la planimetria preveda più postazioni, le stesse possono essere divise attraverso pannelli fonoassorbenti che garantiscono privacy e un adeguato isolamento acustico. All’interno degli open space è fondamentale che gli arredi siano flessibili e possano essere spostati a seconda dell’esigenza del momento, assicurando sempre libertà di movimento ed accessibilità da parte di tutti. Inoltre, in alcuni casi è possibile optare per vere e proprie soluzioni componibili dove tavoli e sedie si assemblano a seconda del numero di utenti previsto. È quindi chiaro come la scelta dell’arredamento per gli spazi lavorativi debba prediligere l’aspetto funzionale, la praticità ed il comfort, al fine di aumentare il benessere e la produttività dei lavoratori.



Distanze minime tra postazioni in un ufficio open space, dimensioni minime di una postazione di lavoro e schema semplificativo della seduta da lavoro ideale
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Com’è cambiato lo scenario progettuale degli uffici?

Poiché lo scopo finale dell’architettura consiste nel soddisfare le necessità pratiche di coloro che ne usufruiscono, è bene che la stessa si plasmi sulle caratteristiche mutevoli della società alla quale fa riferimento. Premesso ciò, ultimamente il concetto di lavoro e di tempo e luogo legati allo stesso, ha profondamente cambiato i connotati, basandosi sui principi di flessibilità e mobilità e non più su sedi fisse ed immutabili. Per questo motivo, anche l’iter progettuale si adatta a tali cambiamenti rivalutando l’organizzazione spaziale degli ambienti interni. Se un tempo il progetto tradizionale di un’azienda prevedeva uffici e sale conferenze di grandi dimensioni, atte ad accogliere un gran numero di persone, oggi si preferisce ridimensionare tali spazi e studiarli secondo la reale necessità. Infatti, spesso si rivela più utile fruire di aree più piccole ma in numero maggiore, anziché di pochi grandi spazi sovradimensionati. Questo perché in molte società si ha l’esigenza di possedere ambienti piccoli e specializzati dove ogni team (formato da poche persone) può riunirsi a discutere e svolgere le attività puntuali che gli competono.

Organizzando la planimetria secondo quest’ottica, è più facile ottimizzare lo sfruttamento degli spazi evitando di inserire sale troppo grandi ed utilizzate solo parzialmente. Inoltre, come già accennato, se il lavoro oggi si basa perlopiù sulla cooperazione di più persone, appare evidente che il concetto di ufficio con singole postazioni sia ormai superato. È per questo motivo che spesso, quando i lavoratori sono in smart working, fuori dalla sede aziendale, svariate scrivanie rimangono inutilizzate. A fronte di tali situazioni, molte aziende optano per la condivisione di spazi occupati a rotazione dai colleghi presenti in ufficio. Tuttavia, se gli ambienti aperti massimizzano lo sfruttamento dello spazio e favoriscono lo scambio e la comunicazione tra colleghi, dall’altra parte ne sacrificano la privacy e la concentrazione. Al fine di non compromettere la produttività e garantire la riservatezza di ogni lavoratore, è necessario che vi siano anche alcune zone più raccolte dove poter svolgere in autonomia il proprio lavoro ed elaborare progetti che vengono condivisi solo in un secondo momento.

Un altro aspetto innovativo riguarda lo sfruttamento in chiave sociale di aree un tempo marginali e trascurate. Ne sono un esempio i percorsi che collegano i vari uffici o le diverse isole funzionali dell’edificio: una volta tali spazi assolvevano ad un’unica funzione e non venivano realmente vissuti e sfruttati, oggi invece assumono compiti diversi. Con la progressiva smaterializzazione dei singoli uffici e la fusione in ambienti comuni, i percorsi vengono inglobati negli spazi lavorativi o diventano zone di connessione dove si svolgono incontri e scambi di informazioni. Un secondo caso è rappresentato dalle zone relax e ricreative, prima utilizzate per il consumo dei pasti o di uno snack, oggi reinterpretate come preziosi contenitori sociali dove fare interagire i colleghi, grazie anche alla cura estetica e confortevole di sedute e spazi interattivi. Ma a cambiare non è solo l’organizzazione spaziale degli uffici ma anche la loro tipologia, sempre più attenta alle necessità contemporanee che si distinguono radicalmente da quelle del passato. Con l’evoluzione del concetto di lavoro e della sua organizzazione, gli uffici sono sempre più flessibili, sempre più adattabili e differenziati. È in questo scenario che si diffondono i coworking, le postazioni domestiche e gli uffici temporanei: ciascuno contraddistinto da specifiche caratteristiche e pensato per esigenze molto diverse tra loro.

I primi si caratterizzano per la possibilità di condivisione degli spazi, grazie alla quale si può ottenere un consistente risparmio economico. Il duplice vantaggio è quello di lavorare a progetti in modo indipendente, anche con professionisti appartenenti a settori diversi dal proprio, ma a contatto di altre persone. È così possibile intrecciare nuove conoscenze, scambiare contatti e risparmiare, sacrificando però la riservatezza ed il privilegio di possedere uno studio proprio dove ricevere anche clienti e collaboratori. La seconda tipologia è perfetta per il lavoratore autonomo o per chi alcuni giorni della settimana lavora in smart working. Ciò che importa è possedere un ambiente di casa o ritagliarsi una zona destinata al lavoro dove è fondamentale sentirsi a proprio agio per potersi concentrare adeguatamente. L’aspetto negativo riguarda la sfera sociale poiché il rischio è quello di isolarsi e perdere il contatto diretto con i colleghi. Infine, le postazioni di lavoro temporanee rappresentano una commistione delle due suddette tipologie, in quanto sono caratterizzate da un’area di lavoro propria all’interno di un appartamento condiviso da diversi professionisti. In tal modo è possibile spartire le spese ed allo stesso tempo fruire di uffici già organizzati ed utilizzabili anche per brevi periodi.
 
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