Il Giardino Mediterraneo

Consigli per la progettazione di uno spazio e scelta delle piante

Giardino mediterraneo 01 foto

Articolo di

Categoria

Giardini

Pubblicato il

29 Giugno 2023

La sfida più grande nella progettazione di un giardino è saper trovare un equilibrio tra il clima in cui si dovrà configurare e la risorsa che gli permetterà un rigoglioso sviluppo, l’acqua.

Nel giardino mediterraneo, infatti, è buona norma utilizzare piante autoctone per assicurarne uno sviluppo sostenibile nel tempo.

In egual modo, ne deriva ad esempio il cosiddetto giardino all’inglese che seguirà le medesime condizioni climatiche, e dunque con un differente apporto idrico e d’irraggiamento solare rispetto a quello mediterraneo.

In entrambi i casi è possibile che alcune tipologie autoctone di piante possano essere utilizzate anche in differenti fasce climatiche, ma bisogna tener conto dell’effort di compensazione necessario in fase di progetto e di manutenzione del giardino (giardino sostenibile).

Il giardino mediterraneo, in climi come quello italiano, oltre che promuovere la diversità locale, contribuisce alla riduzione di manutenzione nel tempo autoregolandosi.

L’evoluzione del contesto del territorio e del relativo paesaggio è legato al suo utilizzo in relazione all’attività umana risalente già all’era glaciale. Queste particolari condizioni hanno fatto sì che la flora del bacino “Mediterraneo” si sia sviluppata con un’immensa ricchezza vegetazionale nel corso del tempo. Questa elevata biodiversità è un elemento caratteristico da preservare attraverso la predilezione di specie autoctone che ne preservano i caratteri.

L’aridità nel mediterraneo rappresenta una possibilità straordinaria, in quanto il cattivo uso dell’irrigazione limita la crescita e lo sviluppo del giardino stesso. Nei terreni con un minor apporto di acqua, lo sviluppo delle piante viene favorito dalle condizioni di origine delle  stesse, in quanto se irrigate specialmente nelle stagioni più calde tendono a ottenere l’effetto contrario e dunque a svilupparsi molto poco; nella peggiore delle ipotesi potrebbero addirittura non sopravvivere. 

Il Cistus, il Ceanothus e il Capparis spinosa (cappero) ad esempio non tollerano il caldo combinato all’umidità, che in questo caso tende a far morire del tutto la pianta.

L’istinto ci porta a pensare che l’acqua sia sinonimo di un giardino lussureggiante, mentre l’aridità di restringimento. Nel caso del giardino mediterraneo è esattamente il contrario difatti in natura la flora in questi climi è più ricca di quelli temperati.

Le piante di questa tipologia di clima nel corso della loro evoluzione si sono dovute specializzare in condizioni avverse; la loro diversificazione è data dalla grande facilità di adattamento alle situazioni estreme delle loro differenti tipologie di suolo, esposizione, latitudine e altitudine. Questa diversità costituisce una sorgente inesauribile per i giardini.

Giardino mediterraneo foto
Foto di explorenation on Unsplash

La composizione di un giardino mediterraneo implica oltre l’utilizzo di specie tipiche della fascia climatica dalle caratteristiche specifiche che vedremo più avanti, alle tipologie di terreno che nella maggior parte delle ipotesi deve assicurare:

  • una caratteristica di drenaggio elevato e asciutto.
  • una riduzione sostanziale dell’irrigazione specialmente nei periodi estivi.

  • l’utilizzo di strati di pacciamatura per limitare l’evapotraspirazione dell’acqua che affronteremo nello specifico nei prossimi articoli.

Nella composizione di un giardino mediterraneo dunque per poterlo comporre al meglio, oltre la diversificazione delle specie occorre comprendere come piantare e curare la vegetazione nei diversi tipi di terreni aridi valorizzando la diversità delle loro tecniche di sopravvivenza, componendo uno spazio verde che sia esteticamente gradevole, originale e funzionale.

Le tipologie di piante sono molteplici e differenti, esse variano a seconda delle nostre esigenze, possiamo scegliere e dosare la quantità di ognuna di esse e mescolandole, creare l’effetto desiderato.

Per far questo abbiamo necessità di utilizzare, capire e comprendere le diverse tipologie di piante che si differenziano per comportamento della specie.

Foto di Annie Spratt su Unsplash
Foto di Annie Spratt su Unsplash

Le piante annuali

La caratteristica delle piante annuali è data dal fatto che esse fioriscono in un determinato periodo di tempo; la loro caratteristica principale è quella di scomparire del tutto o in parte quando le condizioni climatiche diventano difficili. Le piante annuali germinano e al momento opportuno lasciano cadere dei semi che nel ciclo vegetativo successivo saranno pronti a sviluppare un nuovo ciclo vegetativo.

Con la stagione delle piogge i semi potranno sviluppare i germogli per poter rifiorire nuovamente, in genere il riposo vegetativo è in inverno, succeduta da una fase più vigorosa in concomitanza con il clima più favorevole della primavera, per poi esplodere con le fioriture. 

Questa tipologia di piante il genere ha dei fiori molto appariscenti, questa caratteristica è data dalla dall’impellenza di attirare gli insetti impollinatori per procedere al ciclo successivo dopo la morte.

Nelle regioni caratterizzate da un clima desertico ad esempio il ciclo vegetativo è molto breve in quanto le piogge sono molto rare durante l’anno; in questo caso la pianta che in genere è autoctona germina il giorno stesso in cui piove, fiorisce rapidamente e muore in pochi giorni facendo sì che i semi resteranno nascosti per tutto il resto dell’anno fino al momento della nuova germinazione. 

Anche in questo caso i colori sono vivissimi e i fiori possono formare una copertura sul suolo, quasi come se fosse un tappezzante. Il paesaggio di questi deserti improvvisamente ricoperto di fiori è un’attrazione del Sudafrica nel Namaqualand, o sulla costa dell’Atacama in Cile.

Le annuali nel caso del clima mediterraneo hanno una funzione analoga, a sostegno della crescita di queste piante verranno effettuati dei lavori di manutenzione per il diserbo delle erbe selettivo, in modo da mantenere le piante annuali selvatiche, la cui fioritura decorativa può rappresentare un elemento ulteriore di valore nella costruzione di un giardino mediterraneo.
 

Giardino mediterraneo 09 foto
Foto di Assogna Stefano

Nella costruzione di un giardino a impatto zero l’obiettivo è quello d’imparare e conoscere approfonditamente la tipologie di piante locali e prediligere queste nella composizione di un giardino sostenibile.

Un piccolo angolo di specie annuali nel giardino sostenibile può essere ad esempio rappresentare un’importante riserva per gli insetti impollinatori e per la fauna locale; questo fa sì che aumenti la biodiversità, migliori l’equilibrio naturale e diminuisca le malattie derivanti dai parassiti nel resto del giardino.

Per scegliere la posizione più ottimale per la collocazione di un angolo particolareggiato di un giardino ti invito ad approfondire con l’articolo di Archweb: Guida base: la progettazione del giardino

Giardino mediterraneo foto di Aniston Grace
Foto di Aniston Grace su Unsplash

Le Geofite

Le Geofite sono le piante comunemente dette ” bulbose”, la loro caratteristica è data essenzialmente dal fatto che si “nascondono” dal sole. Esistono differenti tipi di bulbi, come quelli a cipolla dei i tulipani e narcisi, gli pseudobulbi che presentano una base rigonfia dei fusti come ad esempio i ciclamini e la Stembergia, i rizomi tuberosi che presentano fusti orizzontali carnosi come gli asfodeli, e gli Iris.

In questo caso l’adattamento all’aridità è molto simile alle piante annuali, esse scompaiono del tutto per sopravvivere. Nel periodo di riposo la pianta assume tutti i nutrienti e gli assimila negli organi tuberosi sotterranei. Durante la stagione del caldo, la pianta appassisce del tutto ma si riprende totalmente durante il ciclo vegetativo corrispondente alla stagione delle piogge in autunno.

Le fioriture in genere sono molto brevi ma estremamente decorative, è un esempio è l’Agapanthus che fiorisce nel mese di luglio e l’Iris Unguicularis.

Giardino mediterraneo foto di Assogna Stefano
Foto di Assogna Stefano

Le sclerofille

Le piante sclerofille limitano la traspirazione, sviluppando foglie persistenti e spesse e coriacee, la cui faccia superiore è coperta da una cuticola cerosa impermeabile, da cui deriva il termine greco skleros = duro, phyllon = foglia

In questa tipologia di foglie tutti gli stormi si trovano nella superficie inferiore della foglia protetta dal sole. L’ostiolo (piccola apertura dei tessuti epidermici della pianta) degli stomi, in estate si riduce al minimo per rallentare la disidratazione. In alcune piante, gli stomi sono alloggiati in “cripte somatiche”, ovvero dei buchi molto profondi dotati di “cripte pilifere” per i peli che permettono di diminuire ulteriormente la perdita d’acqua, Come ad esempio il Nerium oleander.

Le piante sclerofille della macchia mediterranea sono molteplici quali Quercus Ilex (leccio), Arbutus Unedo (corbezzolo), Phillyrea, Pistacia lentiscus (lentisco), Mirtus comunis (mirto).

Fiori foto di Lordgrunt
Foto di Lordgrunt (Wikipedia)

Le piante decidue

Le piante decidue sono caratteristiche delle zone caratterizzate da un clima arido molto accentuato. Per resistere a questa tipologia di clima esse perdono totalmente le foglie all’inizio della stagione asciutta. In questa fase di sviluppo della pianta abbiamo un risparmio totale di energia dato sia dalla produzione delle foglie che dalla fotosintesi inesistente. La caduta delle foglie può essere considerata anche ornamentale, alcune piante come la sagoma di Sarcopoterium, senza le foglie assume una forma curiosa e originale. Possiamo affermare dunque che tendenzialmente le piante mostrano strategie ad accumulare l’acqua maggiori se vi sono condizioni di ristrettezza di essa.

Per far ciò esse applicano alcune strategie differenti quale la riduzione della superficie esposta al sole e dell’evapotraspirazione, attraverso le cellule epidermiche. Il rosmarino ad esempio presenta una caratteristica singolare, se lo si osserva da vicino si può notare che i margini della foglia sono arrotolati su se stessi verso la pagina inferiore, questo fa sì che la superficie della foglia sia ben più larga permettendo a essa una ottimale fotosintesi, ma riducendo l’esposizione diretta ai raggi del sole e dunque una perdita d’acqua per evapotraspirazione.

Nel caso dei cactus invece, l’ottimizzazione della perdita dell’acqua diventa un processo prioritario, le foglie scompaiono del tutto e si trasformano in spine che garantiscono la difesa contro i predatori e il fusto ne assicura la fotosintesi.
Diminuendo la superficie fogliaria ovviamente si avrà una minore fotosintesi che a sua volta diminuirà di molto la crescita della specie (piante a crescita lenta). 
Un’altra strategia delle piante per ridurre la superficie esposta e quella di mantenere le foglie in posizione orizzontale per ricevere perpendicolarmente ai raggi del sole esempio ne sono le graminacee.

Nella riduzione della perdita d’acqua da parte della pianta invece alcune piante in determinate condizioni climatiche come adattamento sviluppano la protezione con dei peli, questo permette adesso di riflettere la luce e ridurre il calore a livello della superficie sfogliare, diminuendo direttamente l’evapotraspirazione.

I peli svolgono anche una funzione di frangivento, infatti creano un microclima utile per conservare gli scambi gassosi della fotosintesi. Tale diversità offre nella costituzione di un giardino una varietà di scelta data sia dalle tonalità di colore delle piante, che dalla tipologia di foglie e del loro aspetto. In un giardino arido dunque il fogliame argenteo del Tanacetum densum può diventare un’ottima base per valorizzare piante dai colori più accesi e sgargianti come le salvie.
 


Foto copertina: Assogna Stefano

Riferimenti
Per un giardino mediterraneo. Il verde senza irrigazione O. Filippi
Tracanni.it
actaplantarum.org

© Archweb.com riproduzione riservata – E’ possibile condividere con un link alla pagina 

categorie dwg correlate

Architettura dei Giardini

Giardini Giapponesi

Giardini Pubblici

Lascia un commento