Riforestare le città

I progetti di riforestazione delle città metropolitane sono incentivati dal Dl 111/2019, “Decreto Clima”

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Architettura del verde

Pubblicato il

29 Giugno 2023

Riforestare le città. Finanziamenti in arrivo con il “Decreto Clima”.

I progetti di riforestazione delle città metropolitane sono incentivati dal Dl 111/2019, “Decreto Clima”. Il Ministero dell’Ambiente ha approvato le regole per finanziare progetti di riforestazione delle Città metropolitane – scadenza 11/3/2021.

Il tema della pandemia e l’avvertita mancanza di ossigeno, provata dai malati di COVID-19, porta sempre più al centro il ruolo che, all’interno delle città, può essere svolto dalle piante e dalla possibilità di rivalutare il patrimonio naturale, superando la dicotomia tra città e spazi agricoli.
I progetti di forestazione urbana si rendono particolarmente urgenti per operare nel solco del contributo positivo al climate chang, portando benessere agli abitanti e riducendo, progressivamente, il consumo di suolo. La realizzazione di spazi alberati è necessaria per far rinascere le città e generare il processo virtuoso di governo delle aree verdi che genera occupazione e dà ristoro ai cittadini, favorendo la gestione condivisa di spazi quali orti urbani, giardini a gestione condivisa, ecc.

I progetti di riforestazione delle città metropolitane sono, tra l’altro, incentivati dal Dl 111/2019, “Decreto Clima” per il quale il Ministero dell’Ambiente ha approvato le regole per finanziare progetti di riforestazione delle Città metropolitane, con scadenza l’11/3/2021. La possibilità di creare foreste urbane e periurbane è fortemente incentivata dalla misura governativa per progetti di messa a dimora di alberi, di reimpianto e di selvicoltura, con interventi finanziabili per costi entro 500.000 euro. Si tratta di una sfida interessante, che può e deve mettere in campo una pluralità di competenze, da quelle del geologo a quelle dell’agronomo, del paesaggista, del naturalista, del biologo, dell’economista, ecc. Progettare nuovi spazi attraverso le piante vuol dire avere uno sguardo rivolto al futuro, all’evoluzione degli spazi verdi, alla loro gestione nel tempo, all’economicità del prodotto da valutare in archi temporali lunghi, perché si pensi davvero al benessere duraturo delle trasformazioni generate nel territorio.

Per arginare gli effetti nefasti del consumo di suolo nel nostro paese, l’opportunità di mettere in atto la riforestazione, offerta dal decreto clima, si rende oltremodo necessaria, considerando che gli obiettivi strategici da perseguire ruotano attorno a tre principi: tutelare la biodiversità, incrementare la superficie delle infrastrutture verdi, migliorare la salute e il benessere dei cittadini.

La funzionalità degli ecosistemi, che si sostiene con la coesistenza di diverse specie vegetali, genera un equilibrio attraverso le relazioni che si generano tra le piante e il resto del sistema naturale, in cui siano presenti microrganismi e mondo animale. I dati pubblicati dall’annuario dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) dimostrano che c’è stato un ulteriore consumo di suolo tra il 2017 e il 2018, pari a una trasformazione di circa 2 mq al secondo, che ha causato una perdita di 23.000 kmq di superficie. Si tratta di un danno pressoché irreversibile, poiché il cemento, l’asfalto, l’impermeabilizzazione massiccia di parti importanti del territorio, non consentono ritorni rapidi allo stato precedente e, invece, aumentano il processo di degrado dei suoli.
Al contrario, gli alberi svolgono un’azione straordinaria nella salvaguardia del clima, perché sono capaci di trasformare il carbonio atmosferico e consentono di aiutare a contenere il calore dagli spazi urbani, favorendo il risparmio di energia per l’uso dei climatizzatori.



L’aria, purificata dall’azione della vegetazione, porta benefici contro l’inquinamento atmosferico, genera effetti positivi sul benessere dei cittadini, con il potente apporto del fogliame e dell’apparato radicale, svolge azione di contenimento dell’erosione del suolo e degli effetti disastrosi degli smottamenti e delle alluvioni.

Tra gli esempi di riforestazione urbana, riveste particolare interesse quello del comune di Prato, che è stato utilizzato per rilanciare il patrimonio manifatturiero, grazie al programma ideato dall’architetto Stefano Boeri e lo scienziato Stefano Mancuso. All’idea di Mancuso, secondo il quale "riqualificare   con   le   piante   è   lo   strumento   più   efficace   per   il miglioramento   della   qualità   ambientale   e   sociale", ha fatto sponda l’Action Plan per la Forestazione Urbana di Prato, che ha puntato all’obiettivo di realizzare una “enorme giungla urbana” in cui ci sia almeno un albero per ogni abitante della città.

Le piante sono l’unica fonte di ossigeno, elemento indispensabile per poter sopravvivere. Le piante hanno anche una funzione indispensabile, cioè quella di depurare e migliorare la qualità dell’aria, la sfida più attuale per ridare letteralmente ossigeno alle nostre città asfittiche nelle quali è possibile integrare funzionalmente le piante nelle aree a forte densità edilizia. Le piante, da semplice ornamento o funzione estetica, consentono di depurare e migliorare la qualità dell’aria, creando orti urbani, consentendo risparmi energetici e creazione di spazi comuni di socialità, come gli orti urbani.


©Stefano-Boeri-Architetti

L’Urban Jungle a Prato è un esempio di rigenerazione urbana, con serre idroponiche e facciate verdi, per un lotto di edifici residenziali popolari e il nuovo mercato coperto con all’interno una grande “fabbrica dell’aria”, una serra di 250 metri quadrati con la funzione di depurare l’aria del ristorante che trova luogo nell’area interna. L’Urban Jungle è un progetto che punta a generare ossigeno e benessere per i visitatori, ma è capace di generare lavoro con la gestione delle attività produttive in esso previste. Con il progetto, che sarà completato nel 2021, si punta a ridurre l’inquinamento atmosferico, promuovendo attività all’aperto, aumentando la biodiversità nel territorio, rigenerandone il suolo rendendolo permeabile, mentre la serra garantisce la fornitura di cibo a chilometro zero.

Le piante assolvono ad una funzione straordinariamente importante perché riescono ad assorbire l’aria dagli ambienti, incanalarla e filtrarla attraverso il terreno, trasformando l’inquinamento in biomassa, rappresentando un’economia circolare che restituisce aria pulita e benessere.
Potremmo mai vivere senza la vegetazione? Esiste qualche macchina, qualche altro potenziale sostituto meccanico delle piante per poter generare l’ossigeno che ci è necessario ed indispensabile per vivere?
Esistono, poi, tante prove effettuate nell’ambito della psicologia sociale, che provano quanto benessere venga prodotto nelle comunità che vivono immerse nel verde.

Gli aspetti positivi di piante all’interno delle città è anche quello di essere capaci di ridare dignità a spazi residuali, periferici, o ai classici “non luoghi”, quegli spazi distopici quali aeroporti, centri commerciali, uffici. Questi spazi riacquistano capacità di accoglienza, svolgendo funzioni aggregative e sociali, quando in essi si organizzano spazi verdi che integrano gli edifici.

Architetto Francesca Ferraro
     

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