Domande e risposte sull’ambiente cucina

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Domande e risposte sull'ambiente cucina

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Consigli in pillole

Pubblicato il

05 Ottobre 2019

Qual è la disposizione ottimale degli elementi che compongono una cucina?

È risaputo come la cucina costituisca uno dei pilastri della casa e quanto nella scelta ci si faccia spesso coinvolgere dall’aspetto estetico e stilistico della stessa.  Nonostante tale fattore sia importante perché si tratta di un ambiente in cui si trascorre molto tempo e per questo deve incontrare il gusto personale, è altrettanto indispensabile che l’aspetto funzionale risponda a specifiche necessità. Ogni gesto quotidiano deve svolgersi in maniera confortevole e spontanea, senza incontrare ostacoli ed impedimenti.
Qualora l’ambiente sia stretto e lungo, la soluzione più adatta è quella della cucina lineare a parete. In questo caso, le cucine standardizzate prevedono aggregazioni di moduli lunghi 60 cm, ma occorre precisare come oggi sia possibile studiare la soluzione più adatta allo spazio che si ha a disposizione grazie al progetto su misura.
La profondità della maggior parte delle cucine è pari a 60 cm, mentre la lunghezza può variare a seconda della conformazione spaziale. I moduli, dimensionati sui multipli di 15 cm, devono essere disposti al fine di rispondere correttamente alle funzioni che si susseguono in maniera spontanea: conservazione dei cibi – preparazione dei pasti – loro relativo consumo – igienizzazione degli strumenti da cucina. Si tratta del rapporto che relaziona le quattro funzioni vitali proprie della cucina e che stabilisce la disposizione ottimale delle varie zone. Secondo la tradizione, il lavello singolo o doppio si trova al centro della composizione e ai due lati vengono inseriti rispettivamente il frigorifero e il piano cottura. In questo modo è semplice scegliere i cibi da consumare, cucinarli e lavare pentole e padelle sporche.

Negli ultimi anni, poiché sono state introdotte le cappe di design, molto scenografiche ed in grado di arredare l’ambiente, la disposizione può prevedere la sostituzione al centro, del piano cottura al posto del lavello.
In prossimità del lavello sarà opportuno inserire la lavastoviglie, così da rendere più semplice il lavaggio preliminare a mano e il successivo inserimento dei piatti all’interno dell’apposito elettrodomestico. Sopra il lavello naturalmente saranno indispensabili gli opportuni pensili che andranno a contenere lo sgocciolatoio nel caso in cui si lavino le stoviglie a mano. Di fianco, nella parte sottostante al piano cottura invece, sarà possibile trovare il forno che tuttavia, ultimamente, può occupare posizioni ed altezze diverse a seconda dello spazio disponibile. Inoltre, la cucina lineare dev’essere dotata di un generoso piano d’appoggio, indispensabile per la preparazione dei cibi e per appoggiare all’occorrenza i prodotti della spesa.

Se si possiede un ambiente molto grande, oggi il mercato vanta innumerevoli soluzioni che prevedono la suddivisione della cucina in blocchi talvolta disposti uno di fronte all’altro o l’elemento ad isola, esteticamente impagabile. Nel primo caso, si suole suddividere in una sezione lineare il piano cottura, il lavello, la lavastoviglie e i pensili e in una sezione a parte la colonna frigo e la colonna forno. La cucina ad isola invece, oltre alla porzione lineare prevede un blocco freestanding, solitamente collocato al centro dell’ambiente, la funzione del quale può essere quella della cottura dei cibi, del relativo consumo o dell’igienizzazione delle stoviglie.
La scelta consapevole della tipologia di cucina e della disposizione dei relativi componenti è in grado di assicurare comfort funzionale e benessere quotidiano. 

Quale frigorifero scegliere?

Parte integrante della cucina, il frigorifero costituisce un importante elemento da scegliere con attenzione data la valenza funzionale e il suo ingombro non indifferente. In relazione al tipo di composizione scelta, si può optare per un frigo singolo e d’arredo che permette un’installazione libera o per un frigo da incasso, integrato alla cucina. In entrambi i casi, questo elemento viene collocato al fondo della soluzione, o per la tipologia libera, di fronte alla cucina a patto che la stanza sia abbastanza profonda da permettere la comoda fruizione e l’agevole apertura dell’anta. Inoltre, è consigliabile sistemare il refrigeratore in una zona ventilata della cucina, lontano dai raggi solari e da fonti di calore, al fine di minimizzarne i consumi. A seconda delle necessità, occorre valutare le dimensioni, la capienza e il risparmio energetico, propri di ogni specifico elettrodomestico.
Infatti, famiglie numerose avranno esigenze differenti rispetto a coppie o single per i quali sarà necessario un inferiore quantitativo di cibo da conservare.

Per quanto riguarda le misure, si va da una profondità di 60 cm – 70 cm ed un’altezza variabile tra gli 80 cm e i 2 mt. A seconda delle abitudini alimentari si può optare per un frigorifero ad anta singola, nel caso in cui si consumino cibi freschi, perché qui solitamente è presente un congelatore di dimensioni ridotte, o per un frigorifero con due ante che prevede una cella freezer di grosse dimensioni, adatta a chi suole congelare gli alimenti in grossi quantitativi. Non ultimo fattore da considerare per scegliere al meglio il frigorifero, è caratterizzato dal risparmio energetico, poiché si tratta di un elemento che funziona 24h su 24h per 365 giorni l’anno. Per quantificarne i consumi, ogni frigorifero possiede la cosiddetta “etichetta energetica” che ne indica le specifiche prestazionali quali la potenza e il consumo, attraverso una classificazione al vertice della quale si trova la classe A+++.

Oggi in commercio vi sono innumerevoli proposte in grado di soddisfare le esigenze ed i gusti più diversificati; ne sono un esempio i prodotti dalle superfici colorate, lavorate e dalle forme tondeggianti e stravaganti. Talvolta infatti, il frigorifero diventa un vero e proprio pezzo d’arredo da sfoggiare con orgoglio. Infine, poco diffuso in Italia, ma in ascesa è il frigorifero all’americana, dalle misure extra large, con due sportelli che ospitano al loro interno lo scomparto frigo e lo scomparto freezer, include anche un dispenser per l’acqua e per il ghiaccio con relativi distributori esterni. Naturalmente si tratta di soluzioni molto più costose ed indicate per famiglie numerose e spazi molto grandi.

Spesso si è sentito parlare di piano cottura e di soluzioni innovative in grado di restituire un design molto diverso da quello tradizionale. Se un tempo infatti, la scelta era univoca e rappresentata dai classici fornelli a vista, oggigiorno le alternative offrono piastre in grado di mimetizzare completamente la propria funzione grazie al design lineare e agli elementi a scomparsa.

I piani cottura moderni possono essere di tre tipi: alimentati a gas, elettrici e ad induzione. La prima categoria è quella classica, con i bruciatori a vista ed allacciata all’attacco del gas metano; il vantaggio è un consumo minore e di conseguenza un risparmio economico, ma vi sono pericoli consistenti per la presenza del fuoco e per il rischio di perdite di gas fatali per la vita umana. I piani elettrici, utilizzati in passato si sono rivelati molto dispendiosi e per questo motivo sono sempre meno impiegati in favore dei piani ad induzione. Questi ultimi infatti, presentano numerosi aspetti positivi. Nella sezione sottostante al piano vengono collocate delle bobine che reagiscono a contatto con i materiali ferrosi di cui sono costituite le pentole e producono calore così trasmesso agli alimenti contenuti al loro interno. È interessante come il calore venga prodotto solo per contatto, cosicchè il resto della piastra non si scaldi, rimanendo sicura e garantendo anche un risparmio in termini energetici. Inoltre, i tempi di cottura risultano molto ridotti; l’unica nota negativa è rappresentata dalle padelle che devono essere dotate solo ed esclusivamente di fondo ferromagnetico. Per quanto riguarda il materiale della piastra, la vetroceramica rappresenta la soluzione migliore sia a livello funzionale che estetico. Alimentata ad elettricità o a induzione, ha un’ottima resistenza, viene inserita a filo top della cucina ed è caratterizzata da una superficie liscia e lucida, dall’aspetto gradevole. 

Dove posizionare il forno?

A partire dalla grandezza della cucina e dalla disposizione di tutti gli elementi che la compongono, sarà possibile individuare la posizione più congeniale per il forno. La regola di base è quella di garantire una stretta connessione degli elementi appartenenti all’area cottura, in modo da agevolare le operazioni quotidiane in cucina. La tradizione lo vuole sotto ai fornelli ma spesso nelle cucine moderne si trova in una colonna a sé stante, ad un’altezza comoda all’adulto che lo utilizza. In quest’ultimo caso, il forno è dotato di un vetro doppio al fine di assicurare la sicurezza degli abitanti di casa; la posizione insolita ha il vantaggio di essere più confortevole per il controllo dei cibi in cottura ma implica un ingombro maggiore, in quanto occupa il doppio in lunghezza rispetto ad una cucina lineare che lo prevede sotto al lavello (forno sotto lavello > 60 cm totali; forno e lavello affiancati > 60 cm + 60 cm). È quindi chiaro come la soluzione tradizionale sia l’unica adatta in caso di ambienti di dimensioni limitate, mentre se si dispone di una cucina abbastanza grande, allora il forno potrà occupare la posizione alta. In entrambi i casi, ciò che importa è che l’area antistante al forno sia libera da ingombri cosicché si possa utilizzare l’elettrodomestico in piena comodità e sicurezza. 

Lavello a una o a due vasche?

La zona della cucina adibita all’igiene e al lavaggio di piatti e pentole solitamente è costituita dalla lavastoviglie, dal pensile scolapiatti e dal lavello. Tale area è vincolata dalla posizione dell’impianto idrico dell’appartamento e quindi la sua collocazione risulta variabile a seconda del caso. Il lavello è parte integrante del piano di lavoro della cucina e occorre che sia funzionale ed esteticamente gradevole. Solitamente all’interno della relativa parte inferiore trovano spazio la lavastoviglie e il pensile per il pattume, mentre nella sezione superiore rispetto al lavandino viene collocato lo sgocciolatoio. A seconda delle necessità, in commercio è possibile scegliere lavelli diversi per dimensioni, materiali e stile: la prima scelta da fare riguarda la tipologia che può essere singola o doppia. La soluzione dotata di una sola vasca, è indicata per cucine di dimensioni ridotte dove è presente anche la lavastoviglie; se lo spazio lo consente è opportuno scegliere una vasca che abbia larghezza almeno pari a 40 cm, soprattutto se la casa è abitata da una famiglia. Sul mercato si può trovare anche l’alternativa di una vasca e mezza che può risultare comoda per lavare le verdure trasportandole da uno spazio all’altro.
Qualora non sia presente l’ausilio della lavapiatti, risulta indispensabile optare per un lavello con due vasche abbastanza grandi (almeno 60 cm ognuna) così da essere pratico e molto funzionale per lavare stoviglie e pentole di grandi dimensioni. Se non si ha abbastanza spazio a disposizione per il lavello doppio, è preferibile optare per un’unica grande vasca che ne costituisce la variazione contemporanea più utilizzata. Molto comoda grazie alle dimensioni generose, restituisce un impatto estetico pregevole. 

Quale cappa scegliere?

La cappa in cucina costituisce un importante elemento che riveste la funzione di aspirare i vapori e gli odori prodotti durante la cottura dei cibi. Inoltre, ultimamente, assume una valenza dal punto di vista estetico, grazie alle innumerevoli soluzioni di design presenti sul mercato. In ogni caso, prima di scegliere la tipologia di cappa più adatta alle proprie esigenze, occorre tenere in considerazione la conformazione dell’ambiente e la soluzione compositiva della cucina, le abitudini quotidiane riguardanti la frequenza e i tempi d’uso dei fornelli e lo stile scelto per l’intera stanza.

Per legge, la cappa deve essere sempre presente in caso di fornelli a gas e deve avere lunghezza pari o superiore a quella del piano cottura in modo da coprirlo totalmente; si va dai classici 60 cm fino ai 120 cm.
La scelta è duplice: vi sono due tipologie di cappe, aspirante e filtrante.

La cappa aspirante è dotata di un sistema di aspirazione che rilascia i vapori nocivi all’esterno della casa tramite apposita tubazione. Le cappe filtranti invece, funzionano tramite presa elettrica e contengono filtri adeguati che purificano l’aria; per ovvi motivi, tali filtri devono essere puliti frequentemente e sostituiti in caso di saturazione, di conseguenza la manutenzione risulta essere più impegnativa rispetto alle cappe aspiranti.
A differenza della prima tipologia, le cappe filtranti non eliminano all’esterno i vapori e per questo necessitano di un dispositivo per il ricircolo attraverso il quale immettere l’aria pulita all’interno. La capacità prestazionale della cappa deve essere calcolata con attenzione in relazione alla dimensione della cucina al fine di garantirne un’ottimale eliminazione dei vapori e degli odori.

Per quanto riguarda la scelta estetica della cappa, essa è strettamente legata alla posizione del piano cottura: la troveremo a parete se la piastra è sul top di una cucina lineare, angolare se i fornelli si trovano su una superficie ad angolo, da soffitto in caso di blocco cottura ad isola e ancora a scomparsa in caso di cappe piatte inserite in un pensile. Quelle che accompagnano l’isola o la penisola in un open space, talvolta diventano veri e propri oggetti d’arredamento dalla funzione scenografica. Infine, con le nuove tecnologie la cappa è diventata smart, comunica con il piano cottura attraverso App dedicate ed include comandi touch screen proprio come televisori, computer e tablet.

Cucina classica o moderna?

Fulcro pulsante della casa, la cucina costituisce componente d’arredo fondamentale per gli ambienti domestici. La scelta della tipologia è strettamente legata allo stile delle altre stanze e naturalmente al gusto personale degli abitanti. Alcuni preferiscono mantenere una linea tradizionale optando per cucine classiche, altri invece azzardano scelte innovative e più moderne. Ciò che differenzia una soluzione dall’altra è rappresentato dal materiale, dal colore, dagli elettrodomestici e dai profili propri di ogni soluzione.
Per gli amanti dello stile classico saranno perfetti arredi in legno chiaro o scuro, con maniglie a vista e cappe tondeggianti. I colori da preferire sono quelli tenui impiegati sulle piastrelle in ceramica e sui complementi. L’ambiente, dove prevarranno forme arrotondate e materiali naturali e di alta qualità, risulterà molto caldo ed accogliente. Spesso, tale composizione è disposta ad angolo, lungo due pareti con tavolo e sedie al centro, così da ricreare una zona raccolta ed intima che favorisce la condivisione dei pasti.

Tra gli stili che caratterizzano le cucine classiche troviamo il rustico, dai colori scuri e dai materiali naturali con effetti invecchiati, lo shabby chic con richiami vintage e il provenzale dalle note romantiche e dai colori pastello. Per coloro che preferiscono lo stile contemporaneo, le cucine moderne sono in grado di soddisfare le esigenze più particolari. In questo caso le linee sono più squadrate e minimali, i materiali lucidi, gli accessori tecnologici e gli elettrodomestici smart. Tra le proposte trovano largo impiego le soluzioni con isola, con penisola e quelle distribuite su due lati. La prima tipologia è quella più impattante dal punto di vista visivo: dotata di un blocco centrale di dimensioni variabili che ospita spesso il piano cottura, è impiegata negli open space molto ampi.

La penisola richiede meno spazio dell’isola e costituisce una valida alternativa per gli amanti della multifunzionalità. Infatti, tale prolungamento del piano di lavoro potrà essere sfruttato come “piano bar”, come angolo di conversazione o come superficie per la preparazione dei cibi. La terza proposta, disposta su più lati invece, permette di utilizzare più zone dell’ambiente con grande dinamismo e secondo le regole dell’ergonomia.
È perfetta nel caso in cui le pareti non siano molto estese o vi siano limiti strutturali come pilastri e colonne. Quello che occorre tenere a mente è cercare di assicurare sempre lo svolgimento delle attività in maniera confortevole, tenendo vicini lavello, piano d’appoggio e angolo cottura e disponendo nelle apposite colonne il frigorifero e il forno. Lo stile è causa ed effetto di scelte estetiche che determinano anche la buona riuscita funzionale dell’ambiente cucina. 

Pro e contro della cucina ad isola

Per chi possiede ampie metrature e decide di arredare un open space, la cucina ad isola risulta essere una scelta ottimale. È risaputo infatti, come questo tipo di soluzione garantisca una resa pregevole ed assicuri numerosi vantaggi in termini di funzionalità. Primo tra tutti, lo spazio contenitivo che si guadagna con il blocco centrale che nella base può ospitare elettrodomestici o cassetti e scomparti per le pentole, liberando così le pareti dagli inestetici pensili ancorati al muro. Altra caratteristica molto apprezzata è caratterizzata dal piano di lavoro più profondo rispetto a quelli presenti nelle cucine usuali. Il piano in questione spesso è attrezzato e può essere sfruttato per svariate funzioni: cottura, igienizzazione con lavello o semplice superficie d’appoggio. Inoltre, la conformazione e la posizione centrale permettono l’utilizzo dell’isola a più persone contemporaneamente senza comprometterne il libero movimento. Questo tipo di soluzione viene ritenuta ottimale anche dal punto di vista sociale poiché favorisce la condivisione di momenti importanti in famiglia come la preparazione dei pasti ed il relativo consumo attorno al fulcro centrale della cucina.
Qualora sia inserita all’interno di un open space, l’isola può rivestire la funzione di elemento di raccordo tra cucina e soggiorno in quanto garantisce fluidità nella successione dei due ambienti aventi funzione diversa che non vengono così suddivisi da barriere nette. L’ambiente che ne risulta è visivamente pregevole.

Nonostante si tratti di una soluzione molto vantaggiosa, la cucina con isola comporta anche qualche problema da non sottovalutare. Il primo è la poca adattabilità, in quanto può essere impiegata solo in ambienti molto ampi: al fine di assicurare la giusta funzionalità, occorre che tra la sezione centrale e quella lineare a ridosso della parete vi siano almeno 120 cm. Inoltre, è bene che il blocco abbia profondità almeno pari a 80/90 cm.
Il secondo vincolo è rappresentato dagli impianti: se si tratta di una casa indipendente o in costruzione non vi saranno grossi problemi, ma se si tratta di appartamenti da ristrutturare è necessaria una progettazione su misura degli allacci del gas e dell’acqua che saranno predisposti a pavimento, al centro dell’ambiente, in corrispondenza del bancone dell’isola. Dal punto di vista pratico, per evitare che si diffondano i cattivi odori prodotti dalla preparazione del cibo in tutto l’open space, è indispensabile l’inserimento di una cappa dalle capacità di aspirazione ottimali che sia in grado di ovviare a questo spiacevole inconveniente. Non da ultimo, occorre prestare attenzione anche alla giusta illuminazione dell’isola in quanto rappresentando un vero e proprio piano di lavoro, non può bastare la luce diffusa dell’ambiente. Per questo motivo è bene munirla di strisce led o faretti incassati, grazie ai quali il fascio luminoso verrà orientato sulle zone più utilizzate. 

Forno elettrico e forno a microonde: come sistemarli?

Sovente nelle cucine, in ausilio al forno tradizionale, si trovano soluzioni aggiuntive che facilitano la cottura in termini di tempo: si tratta dei forni elettrici e a microonde. Questi due piccoli elettrodomestici possono essere incassati nella colonna forno o nel caso delle tipologie da appoggio, trovano spazio sul piano di lavoro della cucina. Qualora trovino spazio nella suddetta colonna, solitamente alta 220 cm, il forno elettrico e a microonde permettono di guadagnare spazio utile sul piano di lavoro, che invece verrebbe occupato dai modelli da appoggio. Infatti, se il forno occupa una posizione alta, è possibile avere un piano di lavoro più ampio, cucinare in maniera più agevole controllando alla giusta altezza la cottura del cibo e preservare la sicurezza dei bambini che non arrivano a toccare l’elettrodomestico funzionante ad alte temperature.

Per quanto riguarda i modelli di forno ad appoggio, occorre prestare attenzione alla scelta che si compie: talvolta, ad un budget ridotto corrispondono performance più limitate. Un problema potrebbe essere rappresentato dal surriscaldamento superficiale dell’elettrodomestico; in questo caso è bene che venga posizionato lontano da oggetti e pannelli e che alla base sia dotato di piedini che lo sollevino dal piano d’appoggio, consentendo all’aria di circolare. Inoltre, è opportuno collocare il forno a distanza adeguata da lavabo ed angolo cottura, mentre, diversamente da quanto si credeva in passato, oggi può trovarsi anche nelle vicinanze del frigorifero, grazie alle coibentazioni performanti dei due elementi. Trattandosi di forni da appoggio, e non incassati nella cucina, dal momento che necessitano della corrente elettrica, devono essere posizionati vicino ad una presa. A seconda delle esigenze e della disponibilità spaziale, queste due tipologie di forno sono reperibili sul mercato in svariati modelli aventi capienze diverse: si va dai 10 litri fino ai 30 litri per chi necessita di cuocere quantitativi di cibo più consistenti, come le famiglie numerose o chi non possiede il forno tradizionale. In ogni caso tutte le scelte devono essere vincolate ad esigenze di carattere funzionale e di sicurezza. 

Pavimento della cucina: quale materiale è più adatto? 

La scelta delle finiture degli ambienti interni di casa dev’essere effettuata con grande attenzione e regolata secondo le caratteristiche di ogni stanza e soprattutto secondo la funzione. Nel caso della cucina, occorre che vengano considerati alcuni elementi aggiuntivi rispetto agli altri ambienti come la presenza dell’impianto idrico e l’usura data dal frequente utilizzo e dal rischio di cadute accidentali di cibi e stoviglie. Per questo motivo, è bene optare per materiali meno porosi, impermeabili e duraturi nel tempo, in grado di resistere allo sfregamento di tavoli e sedie, alla corrosione di liquidi e all’eventuale ed inaspettata infiltrazione dell’acqua.

La tradizione ha voluto da sempre l’impiego delle classiche piastrelle in ceramica che tuttavia oggi hanno subito un calo dovuto all’introduzione di numerosi materiali innovativi. In commercio vi sono differenti tipologie di prodotto ma la più gettonata è rappresentata dal gres, impermeabile e resistente, ha la meglio sul cotto che risulta essere molto più poroso. Il vantaggio di tale soluzione è dato anche dalla versatilità grazie alle innumerevoli finiture con effetto pietra, legno e marmo che ne permettono l’impiego in ambienti dallo stile molto diverso. Anche dal punto di vista della manutenzione risulta essere semplice da lavare ed igienizzare.

Per gli amanti delle superfici continue, sarà perfetta la resina, in grado di restituire un aspetto pulito e minimale. Le sue proprietà elastiche assicurano una lunga durata e la resistenza ad acqua e sollecitazioni. Tuttavia, la posa in opera, anche su pavimentazioni pre-esistenti, richiede tempi più lunghi e costi maggiori. Una valida alternativa che regala carattere all’ambiente ed è indicata per le case in stile moderno, è rappresentata dalle superfici in cemento, più economiche e rapide da posare. Resistenti al calpestio e ai pesi, sono ignifughe ed impermeabili; inoltre, i numerosi trattamenti ai quali può essere sottoposto il cemento, lo rendono un ottimo alleato per chi ama le finiture personalizzate. L’unico difetto è rappresentato dalla freddezza al tatto che può essere risolta con l’impiego del riscaldamento a pavimento. Qualora invece, si preferiscano materiali più caldi alla vista, poiché il legno risulta essere troppo delicato per questo tipo di ambiente, vi sono alcune valide alternative in grado di riprodurlo più o meno fedelmente.
La prima è rappresentata dal PVC sotto forma di doghe o rotoli. Questo materiale sintetico può riprodurre l’effetto del parquet, con la differenza che non subisce danni rispetto all’accidentale contatto con l’acqua perché è impermeabile e privo di giunture che sono pericolose per le infiltrazioni. Inoltre, se posato correttamente, ha una lunga durabilità ed un costo basso rispetto agli altri materiali. Simile ma differente per l’origine naturale delle sue componenti, il linoleum costituisce un’altra soluzione largamente impiegata. Composto da sughero, polveri di legno, juta e resina, è considerato un materiale ecologico e resistente oltre che isolante dal punto di vista termico ed acustico.
La pulizia viene facilitata dall’assenza di fughe e la resa estetica risulta essere migliore rispetto a quella del pvc poiché assicura il calore e la singolarità proprie dei materiali naturali. Un’opzione intermedia è quella del laminato, costituito da un pannello interno in legno e da alcuni strati di materiale sintetico che rendono il materiale più resistente ed impermeabile e riproducono le texture desiderate e le venature proprie del legno.
Il triplice vantaggio del parquet laminato è rappresentato dalla resa estetica molto simile a quella del legno vero, dalla manutenzione molto meno impegnativa e dal costo ridotto. L’aspetto negativo è dato dal minor pregio rispetto alle fibre naturali e dalle più basse capacità isolanti. Qualora la cucina non occupi un’ambiente a sé ma sia parte di un open space, occorre assicurare ugualmente la resistenza all’umidità e alle sollecitazioni con un occhio di riguardo per le funzioni dell’intero ambiente. Il consiglio è quello di adottare due finiture differenti che si accostino bene o che digradino a seconda dell’uso dell’area specifica. Quello che importa è mantenere l’armonia dell’intero ambiente, senza sacrificare le prestazioni tecniche indispensabili alle zone più funzionali. 

Parete della cucina: qual è la soluzione migliore? 

Come per le finiture del pavimento, quelle delle pareti della cucina devono essere scelte con cura, facendo attenzione alle caratteristiche prestazionali e alla resa estetica. Nello specifico, la sezione che si colloca tra la base e i pensili o le mensole della cucina, dev’essere idrorepellente e deve resistere all’utilizzo frequente poiché si tratta di una zona di lavoro dove ci si dedica alla preparazione dei pasti e all’igienizzazione di pentole e stoviglie. A tal fine, in passato sono state largamente impiegate le classiche piastrelle in ceramica dalle forme e dai colori diversificati. Tuttavia, oggi le nuove necessità e i gusti sempre mutevoli hanno portato all’impiego di soluzioni innovative e talvolta inaspettate per tale uso. Spesso, la volontà di inserire strisce led, portabarattoli, portaspezie e dispenser per i calici, spingono l’utenza a non optare per le piastrelle che una volta posate andrebbero forate con il rischio di causare danni al materiale. Qualsiasi tipo di finitura si scelga, ciò che occorre sempre tenere a mente è che il rivestimento dev’essere ignifugo per la presenza dei fornelli, deve resistere alle sollecitazioni causate durante la preparazione dei cibi e l’igienizzazione delle superfici, deve assicurare l’impermeabilizzazione poiché viene utilizzata in larga misura l’acqua.

Vediamo ora quali sono le soluzioni più diffuse. Grazie al loro costo contenuto, alla loro resistenza e alla grande offerta tipologica, le piastrelle continuano ad essere impiegate nelle cucine odierne.
I materiali più diffusi sono il gres porcellanato e la ceramica; il primo, molto durevole e più robusto, è costituito da argille e minerali e può assumere aspetti svariati grazie alle innumerevoli lavorazioni e alle nuove tecnologie che ne favoriscono la customizzazione grafica. Molto simili al gres, le ceramiche risultano essere un po’ più delicate ma assicurano resistenza ai vapori e alle alte temperature e sono lavabili molto facilmente. Il consiglio per entrambi è quello di scegliere piastrelle dalle dimensioni medio-grandi con fughe molto sottili, così da mantenere un buon livello di igiene con uno sforzo minore.

Un’altra possibilità è data dall’impiego della pietra naturale come quarzo, marmo e granito, in grado di dare una soddisfacente resa estetica ma comportando costi maggiori e una manutenzione più impegnativa. Soprattutto le superfici trattate risultano essere più delicate e quindi occorre prestare molta attenzione al contatto accidentale di sostanze corrosive (cibi e prodotti per la pulizia). Al fine di garantire continuità tra top e paraschizzi, con la conseguente più semplice igienizzazione, per i rivestimenti viene utilizzato il corian, una resina pregiata, priva di giunzioni grazie alla posa continua, in grado di restituire un aspetto elegante e minimale. Inoltre, qualora si voglia cambiare solo il materiale del paraschizzi, la resina può essere posata al di sopra di strati preesistenti, assicurando tempi e costi contenuti rispetto a ristrutturazioni complete delle finiture.

Simile dal punto di vista estetico per la fluidità della soluzione, è il cemento spatolato, trattato superficialmente per essere impermeabile e particolarmente indicato per gli amanti delle cucine moderne. Completamente innovativa e dall’aspetto scenografico, è la scelta di non apporre piastrelle, lastre o elementi lamellari tra top e pensili, bensì applicare la carta da parati che più incontra il gusto personale. Si tratta di un’opzione molto originale, in grado di dare forte personalità all’ambiente ma occorre scegliere i giusti materiali, lavorati per essere completamente idrorepellenti, ignifughi e resistenti. I prodotti maggiormente utilizzati sono composti da fibra di vetro e resina ed assicurano alte prestazioni. Infine, se si ama lo stile minimale, è possibile anche ricoprire la superficie interessata, solo con vernici o smalti rigorosamente lavabili ed intercambiabili con il trascorrere del tempo. Il mercato odierno è in grado di soddisfare ogni esigenza assicurando funzionalità ed estetica proprio all’interno di tutti gli ambienti domestici. 

Dove sistemare la televisione in cucina? 

Oggi, purtroppo o per fortuna, gli ambienti domestici accolgono al loro interno diversi dispositivi tv, in media quasi uno per ogni stanza. Il dubbio maggiore riguarda la cucina: dove collocare il televisore? Il televisore in questo ambiente rappresenta per molti un vezzo a cui è impossibile rinunciare: guardare il proprio programma preferito mentre si prepara il pasto o lo si consuma è ormai diventata consuetudine diffusa. In primo luogo è bene studiare quelli che sono i gesti quotidiani e capire dove si trascorre più tempo, se intorno al tavolo o sul divano se presente in caso di ambienti più ampi. Una volta fissata la posizione e prese le misure, occorre capire se si vuole lasciare la tv a vista o se la si vuole nascondere all’interno di pensili e mobili da incasso.

Sono svariate le soluzioni atte a soddisfare la prima esigenza secondo la quale l’elettrodomestico diventa parte integrante dell’arredo e talvolta oggetto da mostrare con orgoglio. Il classico esempio, ricorrente soprattutto dove lo spazio è esiguo, è caratterizzato dal televisore appeso alla parete: posizionato in modo da poter essere visto sia in piedi che da seduti, se accompagnato da mensole e quadri, diventa oggetto d’arredo che valorizza l’intera stanza. Il medesimo discorso vale per le pareti attrezzate con scomparti che funzionano da dispense con al centro il riquadro destinato alla tv, anche se tale soluzione oggi è poco diffusa e la si trova per lo più in salotto. Talvolta, si preferisce integrarla agli elettrodomestici della composizione della cucina, in una colonna appositamente studiata per ospitarla, oppure in nicchie progettate ad hoc e ricavate direttamente dalla muratura.

Negli spazi molto grandi, come gli open space, il televisore può sorprendere in maniera innovativa prevedendo la rotazione su sé stesso che ne assicura la visione da punti diversi dell’ambiente a seconda dell’esigenza.
Per chi invece, non ama mostrarlo all’interno dell’arredamento, esistono soluzioni a scomparsa grazie alle quali nel momento in cui non viene utilizzato, il televisore rimane nascosto. Interno ad un mobile con ante, appeso nei pensili della cucina e ancora, parte di una struttura studiata su misura, a vista durante l’uso, non lo è più se spento. La tv a scomparsa può funzionare secondo modalità differenti: sollevamento meccanico o elettrico, scorrimento all’interno di arredi progettati per tale scopo o con sistemi meccanici. Che sia a vista o a scomparsa, la scelta di inserire la televisione all’interno dell’ambiente cucina è soggettiva, infatti per alcuni può essere un importante ausilio per intrattenere i bambini durante la preparazione dei pasti, per altri invece, è considerato un ostacolo al dialogo in famiglia. In ogni caso, è fondamentale assicurare la comoda fruizione dell’elettrodomestico posizionandolo lontano da fonti di luce diretta, onde evitare riflessi sgradevoli alla vista e dotandolo dell’adeguata illuminazione artificiale indispensabile per l’uso durante le ore serali.

Sedute da pranzo: come sceglierle

Quella che apparentemente sembra una scelta banale, in realtà non lo è affatto. L’ambiente della cucina rappresenta uno degli spazi più vissuti da chi abita la casa e per questo motivo le scelte che lo riguardano devono garantire praticità e soddisfare le esigenze estetiche. Per quanto riguarda la zona destinata al consumo dei pasti, in commercio sono presenti numerose tipologie di tavoli e sedute in grado di appagare specifiche necessità dal punto di vista funzionale. Nel caso delle sedie, occorre prestare attenzione affinché esse siano comode e complementari rispetto al piano d’appoggio. L’altezza ideale, comprensiva dello schienale, non è maggiore di 90 cm e l’ingombro totale non dev’essere troppo consistente al fine di garantire libertà di movimento e di utilizzo. Inoltre, è preferibile optare per prodotti dal peso contenuto. Alla base di ogni tipo di scelta di carattere materico e stilistico, si pone il gusto personale e lo stile proprio della casa. Nonostante ciò, è sempre più frequente la tendenza ad accostare sedute differenti dal tavolo, talvolta diverse anche tra loro, soprattutto nel caso di quelle vintage, perfette per gli amanti dello stile eclettico. Se dal punto di vista stilistico si ha molta libertà di scelta, le misure della sedia devono rispettare le proporzioni corrette che intercorrono tra le altezze della seduta e del tavolo.  

La distanza media tra piano d’appoggio e sedile non deve essere mai superiore a 30 cm ma allo stesso tempo deve assicurare il movimento agevole delle gambe di coloro che si siedono. Inoltre, la sedia deve avere una larghezza confortevole ma non eccessiva, al fine di evitare che questi arredi siano troppo vicini e si urtino.
Si calcolano i 50 cm con almeno 5 cm tra una seggiola e l’altra. Nel caso specifico delle sedie per la cucina, i braccioli non risultano essere necessari ma qualora si apprezzino, è bene verificare che non tocchino il piano d’appoggio e permettano quindi di avvicinarsi comodamente allo stesso.

Poiché la cucina è il luogo dove si trascorre la maggior parte del tempo della giornata, risultano essere preferibili sedie leggere, confortevoli, facili da spostare e pieghevoli, in caso di spazi ridotti. Dal punto di vista dei materiali, in commercio ne sono presenti innumerevoli ma vanno scelti con cura al fine di assicurarsi un uso ottimale ed una semplice manutenzione, rimanendo coerenti con lo stile della cucina. Si va dalle fibre naturali del legno e delle pelli, a quelle sintetiche della plastica e del policarbonato, fino all’acciaio e ai tessili.
Questi ultimi, risultano un po’ più complicati da igienizzare poiché tendono ad assorbire le sostanze liquide e a sporcarsi più velocemente. Tuttavia, oggi si può optare anche per tessuti antimacchia, studiati per essere impermeabili e facilmente lavabili, spesso applicati a fodere che possono essere tolte facilmente dalla sedia e reinserite una volta pulite. Inoltre, è semplice trovare soluzioni che coniugano diverse tipologie di materiale tra loro: ad esempio, le strutture metalliche si sposano bene con sedute in legno, stoffa o ecopelle. Che si tratti di sedie classiche, moderne, dal materiale omogeneo o differenziato, l’importante è che siano studiate sull’ergonomia personale e sulle necessità quotidiane. 

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