Retrofitting in Architettura e Urbanistica

Ristrutturazione architettonica e urbanistica effettuata adeguando l’esistente con nuove tecnologie

Seun city walk Avoid Obvious Architects

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Pubblicato il

22 Dicembre 2020

Il consumo di suolo, che ancora non si arresta, genera disastri ecologici immani e l’imputato principale è costituito dalle costruzioni, soprattutto quelle del XX sec. Si impone quindi un ripensamento sull’utilizzo dei vecchi edifici e la necessità di provvedere a riuso, cura e valorizzazione dei fabbricati esistenti.

Con “Retrofitting” si intende l’insieme di aggiornamenti che, letteralmente significa “aggiornare retroattivamente”. Ciò si effettua con la ristrutturazione architettonica con rinnovo tecnologico e/o strutturale degli edifici. Il termine è mutuato dalla tecnica utilizzata per modificare ed aggiornare il funzionamento di una macchina, sostituendo o aggiungendo nuovi elementi, che consente di soddisfare nuove esigenze o di adeguarla a nuove disposizioni normative.

Retrofitting in Architettura: foto cantiere struttura pilastri e ferri

Il Retrofitting in edilizia è, dunque, riferito a quegli adeguamenti tecnologici che rappresentano rinforzi sismici, una migliore prestazione energetica e un miglioramento delle condizioni di vivibilità all’interno degli edifici, in termini di ricambi d’aria, luminosità degli ambienti, ecc. Gli edifici recuperati vengono, quindi, adattati alle nuove esigenze e alle nuove disposizioni normative.

Il Retrofitting viene messo in pratica per riqualificare il patrimonio edilizio italiano esistente e rigenerarlo per aumentarne il valore e rispondere alle esigenze contemporanee, sia in termini spaziali che funzionali.
Il riuso del tessuto edilizio esistente deve contemplare il risparmio energetico e la rilettura volumetrica e funzionale del patrimonio esistente. Il miglioramento delle prestazioni energetiche permette agli utenti il risparmio dei costi di esercizio e, alla comunità nel suo insieme, consente di diminuire i consumi complessivi per il benessere del pianeta.
Arrestare il consumo di terreno vergine vuol dire non solo realizzare meno edifici, ma anche realizzare meno infrastrutture e urbanizzazioni, perché accanto a nuove abitazioni, capannoni industriali, uffici, aumentano parcheggi e piazzali, strade e ferrovie, con conseguente aumento della temperatura del pianeta ed emissione di CO2.

Responsabile del disastro ambientale che stiamo vivendo, in termini di aumento della fragilità del suolo, che in ogni regione d’Italia lascia segni indelebili ad ogni alluvione, è sia la crescita a macchia d’olio attorno alla città, che la cosiddetta città diffusa. Così, negli ultimi decenni, quello che viene definito sprawl urbano, ha comportato un consumo di suolo esteso ad ogni parte del territorio, determinando una sorta di continuum edilizio che rende difficile distinguere la città dalla campagna. Per rincorrere l’edificato sparso in ogni dove, si sono moltiplicate le reti di infrastrutture, aggravando i costi di gestione delle stesse, generando un’eccessiva accelerazione dell’impermeabilizzazione del suolo e gravi effetti sulla sostenibilità della vita sulla terra.
Il suolo, risorsa non rinnovabile, è fonte di vita perché in esso si produce cibo. Ma, cosa più importante, è che le piante sono l’unica ed insostituibile fonte di ossigeno e, oltre a fornirci l’elemento essenziale per respirare, sono in grado di trattenere le acque piovane e di mantenere la biodiversità terrestre.

Il riuso degli edifici esistenti si rende indispensabile e, con esso, la riqualificazione in termini prestazionali per garantire l’efficientamento energetico e dare un nuovo volto alla città. L’adeguamento energetico e sismico consente di adeguare gli edifici a standard energetici e sismici, rigenerando parti di città.
Gli incentivi per la riqualificazione messi in campo in termini di sgravi fiscali e incentivi, rappresentano una spinta per la rigenerazione sostenibile di parti consistenti di città, coniugando energia sostenibile, comunicazioni e infrastrutture, ampliando il concetto di retrofit dall’edificio alla città.

Si interviene con il Retrofit urbano ristrutturando edifici, rendendoli più belli, con maggiori prestazioni energetiche e migliore vivibilità, intervenendo su sistemi di trasporto pubblico efficienti, risparmiando terreno vergine riconvertendo intere aree, rimuovendo asfalto e cemento, inserendo superfici permeabili all’acqua e con una maggiore presenza di verde pubblico.
Coniugare efficienza energetica e ricomposizione architettonica impone di pensare a progetti di retrofitting che prevedano scelte funzionali e architettoniche di qualità. Le soluzioni di recupero su edifici esistenti di tipo integrato punta a un elevato standard finale, utilizzando fonti energetiche rinnovabili e confort ambientale, agendo sulla struttura portante, sull’involucro edilizio, sulle sue componenti tecnologiche e gli impianti.

L’obsolescenza fisica e funzionale del patrimonio edilizio esistente, porta a scegliere nuove soluzioni progettuali, oggi sempre più possibili grazie ai nuovi materiali e consente di controllare l’ulteriore espansione dell’urbanizzazione. Il miglioramento degli edifici rappresenta un investimento vero e proprio perché, ormai, per mettere in vendita o semplicemente fittare un alloggio è necessario corredarlo con l’attestato di prestazione energetica.
Il Retrofit sul costruito consente, dunque, di aumentare la capacità reddituale del patrimonio edilizio.

Foto copertina: Seun CityWalk di Avoid Obvious Architects

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