Architectures

Casa del Floricoltore

Giuseppe Terragni – Villa per Amedeo Bianchi a Rebbio, Como Italia, 1936-1937

La Villa del floricultore è la villa che Terragni realizza per Amedeo Bianchi a Rebbio, nel 1936-1937. Dai disegni assonometrici che ci sono pervenuti emerge come Terragni abbia raggiunto un obiettivo molto importante nella ricerca dell’architettura moderna (giĂ  sperimentata e messa a punto nella villa sul lago), la smaterializzazione e l’annullamento della scatola volumetrica, sopratutto negli angoli: le pareti ridotte a lastre vengono giustapposte a comporre la scatola. “Il dietro della facciata” si smaterializza, creando occasioni di ricca profonditĂ , episodi differenziati e presenze asimmetriche (Zevi, 128; Marcianò, 171).
Nella realizzazione dell’intero progetto tre sono le principali modifiche cui Terragni dovrĂ  rinunciare a favore della committenza: in una prima soluzione dell’estate del 1935 l’architetto deve rinunciare alla proposta di villa unifamiliare con tetto giardino, eseguita secondo i principi enunciati da Le Corbusier e da Mies Van der Rohe; in un successivo momento riduce le logge a semplici terrazzi, aggiungendo un appartamento, come richiesto dal committente, al piano terra; infine il progetto adottato vedrĂ  la riduzione della volumetria ad un unico alloggio.
Nonostante alcune limitazione da parte del committente, Terragni non smentisce gli assunti iniziali: “con un gioco di rettangoli scorrevoli ed elastici e con gli aggetti distanziati dai muri, che modificano il significato delle pareti, riorganizza blocchi atmosferici, e non volumetrici, sospesi su pilotis, comunque inediti, dai quali fa esplodere l’energica scalinata sbilanciata su un lato”.
Secondo la descrizione fornita da Cavadini e ripresa poi da Coppa: “L’edificio si caratterizza per la forma prismatica che viene, in piĂą modi, liberata dalla gravitĂ . Gli elementi piĂą significativi della costruzione sono il vuoto che domina sul pieno al piano terreno, i pilotis che staccano la struttura da terra, la scala che con una fascia continua porta in crescendo al primo piano (espressivamente rafforzata dalla linea scalata dei gradini), le finestre a nastro asimmetriche su uno dei fianchi, la grande cornice che, estesa a tutto un prospetto, inquadra il balcone del secondo piano. Sono frammenti di un linguaggio che riassume esiti precedenti e nel contempo preannuncia ipotesi nuove, confermate nella contemporanea Villa Bianca di Severo. La negazione della simmetria porta a risultati originali, che spingono l’osservatore a un esame ripetuto dei singoli fronti, diversamente articolati e in piacevole successione”.

A lavori ultimati, senza rendere conto all’architetto, il signor Bianchi fece chiudere con dei tamponamenti il piano terra loggiato e il piano semi-interrato, per guadagnare altre due zone abitabili, non realizzate precedentemente a causa dei costi troppo elevati, rendendo difficile oggi la lettura dell’impianto originale.
Fonte: http://www.maarc.it

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