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Cimitero San Cataldo a Modena

Espressione magistrale della poetica di Aldo Rossi

Il Cimitero di San Cataldo a Modena, progettato da Aldo Rossi in collaborazione con Gianni Braghieri, è uno degli esempi più significativi dell'architettura razionalista del XX secolo. Questo complesso funebre è stato concepito negli anni '70 a seguito di un concorso indetto nel 1971 e rappresenta un'interpretazione profondamente simbolica del tema della morte e della memoria collettiva.

Caratteristiche principali

Struttura e simbologia:

  • Il progetto si basa su forme geometriche elementari che richiamano il linguaggio razionale e la semplicità dei volumi architettonici.
  • La parte più iconica è il cubo vuoto, definito "città dei morti", che simboleggia un luogo di memoria incompiuto e senza vita. Questo cubo è caratterizzato da muri forati da una griglia regolare di aperture quadrate, evocando una sensazione di assenza e mistero.

Materiali e colori:

  • Aldo Rossi utilizza materiali semplici come il calcestruzzo e mattoni rossi, elementi che conferiscono al complesso un senso di austerità e atemporalità.
  • L'uso del colore è ridotto al minimo, sottolineando la natura contemplativa dello spazio.

Concetto urbanistico:

  • Rossi concepisce il cimitero come una città in miniatura, con percorsi che guidano il visitatore attraverso un dialogo tra la vita e la morte.
  • L'organizzazione del complesso rispecchia una struttura urbana, con elementi che richiamano piazze, strade e edifici.

Incompiutezza
Una delle caratteristiche distintive del Cimitero di San Cataldo è la sua condizione di opera incompiuta. Non tutti gli elementi previsti nel progetto originale sono stati realizzati, lasciando l'insieme come un'affascinante testimonianza dell'idea di Rossi, ma anche del dialogo tra progetto e realtà.

Valore culturale
Il Cimitero di San Cataldo è considerato un manifesto dell'architettura postmoderna, combinando il rigore razionalista con un approccio simbolico e poetico.

Questo cimitero non è solo un luogo di sepoltura, ma anche un’opera che invita alla riflessione sul rapporto tra spazio, memoria e significato esistenziale.

Fotografie di Alfio Ladisa