Agenzia Spaziale Italiana – sede di Roma
Un segno architettonico nel paesaggio romano dedicato alla ricerca e all’innovazione spaziale
Progetto di 5+1AA (oggi due studi distinti Atelier(s) Alfonso Femia e Gianluca Peluffo & Partners)
Località: Tor Vergata, Roma - Anno di completamento: 2012
La nuova sede dell’Agenzia Spaziale Italiana rappresenta una delle opere architettoniche più significative della zona sud-est di Roma, un’area in continua trasformazione dedicata alla ricerca scientifica e all’innovazione. Il complesso si colloca in prossimità della Città Universitaria di Tor Vergata, inserendosi in un contesto ancora aperto e poco urbanizzato, dove la costruzione emerge come un segno forte e riconoscibile nel paesaggio.
Un’architettura per la ricerca e la rappresentanza
Il progetto, firmato dallo studio 5+1AA, nasce dalla volontà di dare forma a un luogo di lavoro e di rappresentanza per la comunità scientifica italiana impegnata nel settore spaziale.
La composizione architettonica si basa su una logica di volumi distinti ma interconnessi, che si articolano intorno a un grande spazio centrale di distribuzione e incontro. Questa “dissociazione controllata” dei corpi di fabbrica diventa il tema formale dominante: un sistema di blocchi geometrici che si relazionano tra loro attraverso tagli, passaggi e corti interne, generando una varietà di prospettive e un equilibrio dinamico di pieni e vuoti.
Il tema del progetto è quello della ricerca dell’equilibrio.
Un equilibrio formale basato sulla dissociazione.
Un edificio costituito di differenti funzioni, di una serie di corpi di fabbrica distinti, deve costruirsi attraverso un processo compositivo che coinvolga i corpi stessi e gli spazi interstiziali, tematizzando il sistema di circolazione e le connessioni.
La ricerca della Sintesi, propria del processo creativo-progettuale, deve affrontare questo dilemma e risolverlo. Magari attraverso la disinvoltura di una Metafora.
In questo caso la Metafora è la mancanza di gravità, il galleggiamento gioioso, che, improvvisamente trova un momento di equilibrio.
Equilibrio dissociato perché non basato sulla simmetria, sul bilanciamento dei pesi rispetto a uno o più assi, ma su una sospensione delle masse, corrispondente ad un sistema percettivo di movimento e di connessione. (www.atelierfemia.com)
Materia e luce
Il linguaggio architettonico è essenziale, dominato dal contrasto tra le superfici nere e compatte dei volumi principali e gli elementi bianchi e luminosi delle strutture portanti e dei corpi vetrati.
La luce naturale penetra negli spazi interni attraverso ampie vetrate e lucernari, che disegnano percorsi visivi verso il cielo e valorizzano la trasparenza delle zone comuni. Gli interni si distinguono per un carattere sobrio e razionale, in cui materiali e finiture sottolineano la funzione istituzionale e tecnologica dell’edificio.
Dialogo con il contesto
Inserito in una campagna urbana ancora in via di definizione, l’edificio si pone come un oggetto autonomo, ma non estraneo al paesaggio. La sua orizzontalità, i volumi sospesi e la disposizione degli spazi esterni rimandano a un’idea di “base terrestre” per attività spaziali, un simbolo tangibile dell’incontro tra ricerca scientifica e architettura contemporanea.
La scelta di collocare la sede in prossimità di un polo universitario e scientifico rafforza il dialogo tra istituzioni, università e centri di ricerca, configurando l’ASI come un nodo fondamentale di una rete territoriale dedicata all’innovazione.
Architettura come immagine pubblica
Oltre alla funzionalità e all’efficienza degli spazi, l’edificio è concepito come rappresentazione visiva del ruolo dell’Agenzia: un’istituzione proiettata verso il futuro ma radicata nel presente, in grado di comunicare la complessità e la precisione della ricerca spaziale attraverso un linguaggio architettonico rigoroso e simbolico.
La sede diventa così un’icona di identità istituzionale, dove la forma architettonica non è solo contenitore, ma parte integrante del messaggio di progresso, innovazione e cultura scientifica.