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Torre Diamante – BNL Milano

Il diamante di acciaio e vetro del Business District Varesine

Torre Diamante – che a Milano tutti chiamano “Diamantone” – è uno dei simboli della trasformazione dell’area di Porta Nuova. Sorge tra viale della Liberazione e via Galilei, nel cuore del nuovo centro direzionale, esattamente dove un tempo si trovava l’edificio della vecchia stazione ferroviaria di Porta Nuova. Oggi ospita le sedi italiane del Gruppo BNP Paribas, diventando uno dei riferimenti del nuovo business district milanese. (Wikipedia)

Dati principali e inserimento urbano

La torre si sviluppa per circa 140–142 m di altezza, con 30 piani fuori terra e 4 livelli interrati, ed è affiancata da due corpi più bassi, i cosiddetti “Diamantini”, che completano il complesso direzionale del Business District Varesine.
Con una base di circa 30 x 50 m e una superficie complessiva di oltre 30.000 m², l’edificio può accogliere più di 2.000 persone ed è oggi il grattacielo in struttura metallica più alto d’Italia, oltre a figurare tra i giganti dello skyline milanese. (Wikipedia)

L’intervento fa parte del più ampio Progetto Porta Nuova, che ha ridisegnato l’intero settore Garibaldi–Varesine con una sequenza di spazi pubblici, percorsi pedonali e nuove piazze, fino alla Biblioteca degli Alberi. Torre Diamante partecipa a questo paesaggio verticale dialogando con la vicina Torre Unicredit e con i complessi residenziali di Porta Nuova, in un gioco di riflessi che cambia continuamente durante la giornata.

Concept architettonico: un volume sfaccettato

Il masterplan dell’area e il progetto architettonico sono firmati dallo studio Kohn Pedersen Fox (KPF), con l’architetto italo-americano Lee Polisano, affiancato dallo studio di Paolo Caputo e da Jacobs per lo sviluppo esecutivo.

L’idea generatrice è quella di un volume irregolare, sfaccettato, che richiama il taglio di una pietra preziosa: le facce del prisma non sono parallele, gli spigoli si inclinano, le superfici vetrate si piegano generando una sequenza di piani che reagiscono in modo diverso alla luce. Il risultato è una massa compatta ma dinamica, che muta percezione a seconda del punto di vista e delle condizioni atmosferiche.

La facciata continua in vetro e alluminio è modulata da una maglia fitta di montanti verticali che enfatizza la verticalità del volume, mentre l’inclinazione delle colonne e delle superfici esterne produce riflessi cangianti, veri e propri “bagliori” che giustificano il nome della torre. Anche la sommità è sagomata: la punta è illuminata di notte con colori variabili, rendendo l’edificio un segnale urbano riconoscibile nello skyline di Milano.

Alla base, il volume si apre verso lo spazio pubblico con un attacco a terra più trasparente e permeabile, pensato per dialogare con la piazza Lina Bo Bardi e con il sistema pedonale che collega la zona di Porta Nuova alle aree circostanti.

Struttura: il più alto edificio in acciaio d’Italia

Dal punto di vista tecnologico, Torre Diamante è un caso interessante perché adotta una struttura portante metallica per i telai esterni, abbinata a un nucleo centrale in calcestruzzo armato che ospita i vani scala e ascensore. L’edificio è stato progettato dallo studio di ingegneria Arup, con contributi di altri specialisti per i sistemi in acciaio e le verifiche di interazione nucleo–scheletro.

Gli elementi principali:

  • Colonne perimetrali inclinate rispetto alla verticale, che seguono le geometrie del prospetto e rappresentano uno degli aspetti più complessi dal punto di vista strutturale.
  • Travi in acciaio IPE/HE in classe S355, collaboranti con solai in lamiera grecata e getto integrativo di calcestruzzo (spessore 15–20 cm), per ottenere diaframmi rigidi leggeri e veloci da montare.
  • Colonne e controventi esterni in acciaio ad alte prestazioni (fino a S460), con giunti bullonati a piastre di estremità dimensionati per sforzi assiali di progetto molto elevati. (mza-structuralengineering.com)

Questa combinazione ha permesso di raggiungere una grande snellezza con pesi contenuti, velocizzando le fasi di cantiere e riducendo gli impatti sul contesto urbano durante la costruzione. Il risultato è un edificio che, pur apparendo monolitico, è in realtà un sofisticato esercizio di ingegneria dell’acciaio.

Involucro e prestazioni energetiche

L’involucro è costituito da una facciata continua vetrata a cellule, con vetri stratificati selettivi che limitano l’irraggiamento diretto e migliorano il comfort interno. È interessante la scelta del vetro stratificato al posto del vetro temprato per garantire una maggiore uniformità del piano di facciata ed evitare distorsioni ottiche (ondulazioni) tipiche di alcuni trattamenti termici.

Dal punto di vista energetico, la torre si inserisce tra gli edifici “high-performance” di Porta Nuova, progettati per ridurre i consumi e integrare fonti rinnovabili. Torre Diamante ha ottenuto la certificazione LEED Core & Shell – livello Gold, riconoscimento che attesta l’attenzione alla sostenibilità: qualità dell’involucro, controllo dei carichi interni, gestione efficiente dell’acqua e dei sistemi impiantistici.

L’interno è organizzato con una tipologia ormai consolidata negli uffici direzionali contemporanei: nucleo centrale di servizi e distribuzione, e ampie superfici perimetrali libere, pensate per uffici open space o layout flessibili. Questa scelta consente di sfruttare al massimo la luce naturale e le viste su Milano, soprattutto ai piani alti, dove si apre una panoramica sulla città e sulle Alpi. (Wikipedia)

Spazi interni e modelli di lavoro

Gli interni sono pensati per ospitare un quartier generale bancario contemporaneo, con piani tipo altamente configurabili e spazi comuni che funzionano come luoghi di relazione. Il livello intermedio è destinato a ristorante e caffetteria per il personale, collocato intorno al 15° piano: uno spazio vetrato con vista a 180° su Porta Nuova e sul centro storico, che sottolinea il rapporto tra nuove modalità di lavoro e qualità ambientale. (Infobuildenergia)

Torre icona della nuova Milano

Completata nel 2012, Torre Diamante è oggi uno dei landmark più riconoscibili della nuova Milano verticale. Di giorno lavora sulla riflessione della luce e sul dialogo con i volumi vicini; di notte, la punta illuminata la trasforma in un segno luminoso che orienta lo sguardo all’interno dello skyline di Porta Nuova.


Fotografie scattate a Giugno 2025