Architetture

Villaggio Olimpico Roma

A. Libera, V. Cafiero, A. Luccichenti, I. Guidi e L. Moretti, Roma Italia, 1957-1960

Villaggio Olimpico è la zona urbanistica 2A del Municipio Roma II di Roma Capitale. 
Concepito per ospitare i circa 8.000 atleti impegnati nell’Olimpiade del 1960, il Villaggio Olimpico di Roma è un complesso residenziale posto nell’ansa del Tevere tra la via Flaminia, le pendici di Villa Glori e dei Monti Parioli. Dopo la conclusione delle Olimpiadi il villaggio è stato riconvertito in edilizia pubblica.

Il complesso residenziale, chiamato appunto Villaggio Olimpico, fu costruito negli anni 1958-59 su progetto degli architetti Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Moretti.
Per salvaguardare la qualità abitativa e l’organicità del nuovo complesso e creare, al contempo, un asse di scorrimento veloce tra il centro della città lato Parioli e la direttrice Cassia-Flaminia, fu creato il Corso di Francia, viadotto di un chilometro progettato da Pier Luigi ed Antonio Nervi, che scavalca il Tevere sul Ponte Flaminio.

L’intervento è un esempio di organicità di impianto ma anche di omogeneità formale, in coerenza con i principi dell’urbanistica del Movimento Moderno. Le diverse strutture architettoniche sono uniformate dalla scelta di alcuni elementi comuni: i pilotis, le finestre a nastro, i marcapiano in cemento, il rivestimento a cortina in laterizio giallo.
Gli ingressi sono organizzati in piccoli volumi prevalentemente vetrati, di dimensioni di poco eccedenti l’ingombro del vano scala, contenenti impianti, cassette delle lettere e spazio per biciclette e passeggini.
Nelle tipologie “a croce” il vano scala centrale distribuisce 4 alloggi per piano, proseguendo “a vista” fino al secondo piano.

I due gruppi di “crocette” alle pendici di Villa Glori furono progettate da Luigi Moretti e Adalberto Libera.
Le “crocette” disegnate da Moretti (vedi qui i disegni dwg) si distinguono per l’uso delle finestre a nastro, per la lieve strombatura dei fronti e per la soluzione usata per l’incrocio tra i quattro bracci, completamente disarticolati tra loro, in modo da lasciar penetrare quanta più luce è possibile nei corpi scala.

Un altro elemento uniformante del quartiere è la vegetazione (furono piantati 800 alberi di alto fusto) che permette la continuità dello spazio pubblico alla quota urbana. Per tale ragione gli edifici sono tutti sospesi su pilotis, a garantire la permeabilità visiva e la percorribilità fisica del piano terreno.
Un altro carattere distintivo della scrittura di Moretti si riscontra nell’accostamento di spigolo dei corpi contigui, nell’edificio cosiddetto “Quadrilatero” sembrano quasi sfiorarsi l’uno con l’altro. Fonte: www.atlantearchitetture.beniculturali.it

Disegni acquistabili

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