Che differenza c’è tra CAD e BIM?

Passare dal CAD al BIM non è solo una questione di computer e di software

Differenza tra CAD e BIM

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BIM news

Pubblicato il

11 Ottobre 2021

L’evoluzione della progettazione al computer si è sviluppata dal CAD al BIM con fondamentali ricadute sull’approccio del progettista: dal disegno al progetto, dalla rappresentazione di ciò che sarà alla gestione di ciò che è.

C’era una volta il tecnigrafo, ci si stava su con le chine, le squadrette e tanti altri strumenti che presupponevano una discreta manualità. Poi sono arrivati i computer e con essi il CAD, così si tiravano le linee sul monitor e per disegnare il prospetto opposto a quello appena realizzato non bisognava ricominciare il disegno da capo, bastava un copia / incolla / specchia e su quella base apportare le modifiche necessarie.
Questa è la solita vecchia storia ridotta all’osso, talmente vecchia da essere quasi preistoria.

Tuttavia ancor oggi quel che conta è la carta, è quella che canta, è quella ad essere timbrata ed è spesso ancora quella ad essere portata in cantiere in formati grandi come lenzuoli. 
Quindi prima si disegnava a mano, poi al computer, ma alla fine si va sempre in stampa.
Nulla che non vada bene, d’altro canto fino a non molto tempo fa non era certo comodo portare in cantiere un computer, però oggi abbiamo a disposizione strumenti molto flessibili come laptop e tablet che possono agevolare anche le operazioni sul campo. 

La riflessione non è tanto sull’uso della carta o dei cristalli liquidi, quanto sul salto di scala messo a paragone con il fattore di zoom in un modello realizzato in scala 1:1

Realizzare un disegno in scala significa dover scegliere dei modi per semplificare la realtà. Anche se le stampanti possono essere molto più dettagliate del disegno a mano, bisogna comunque scegliere di rappresentare un infisso con un certo numero di linee che risultino visibili alla scala prescelta. Anche se si usa lo zoom a monitor su un disegno destinato ad una certa scala di rappresentazione, il livello di dettaglio non aumenta.
Se invece si usano oggetti parametrici in un modello in scala 1:1 si può avere un maggior livello di dettaglio utilizzando lo zoom, nonché rappresentazioni diverse in funzione della scala con cui si sceglie di stampare. In questo caso è importante evidenziare che la stampa è solo una delle possibili rappresentazioni del modello, che è sempre uno solo.
Un approccio di questo tipo al progetto, un approccio BIM per l’appunto, consente anche di andare in cantiere con un tablet, piuttosto che con un faldone di A0 ripiegati. Tutto ciò senza nulla togliere al valore e alla comodità della vista d’insieme che possono offrire la tavole ben impaginate e stampate.

Che la progettualità non sia nata con il BIM è ovvio. C’è sempre un progetto dietro alla sua rappresentazione, con o senza computer, con o senza informazioni aggiunte a oggetti più o meno parametrici.

Che per un buon progetto di architettura non sia né necessario, né sufficiente un buon software è altrettanto assodato (purtroppo o per fortuna).
Ma c’è una bella differenza tra rappresentare il progetto e realizzare il suo modello virtuale, con la possibilità di approfondirlo nel dettaglio a proprio piacere e condirlo di informazioni utili con altrettanta libertà. Avere un modello ben fatto e ben “informato” agevola molto anche la gestione dell’edificio costruito, offrendo una base integrata al Facility e al Lifecycle Management del manufatto.
In un certo senso si potrebbe dire che con il CAD ci si muove più nell’ambito del disegno, mentre il BIM obbliga a muoversi nell’ambito del progetto, sfruttando oggetti parametrici che possiedono una geometria, delle informazioni e delle regole per relazionarsi tra loro. Inoltre nel BIM è in qualche modo insito il concetto di lavoro di gruppo, soprattutto per quanto riguarda gli strumenti di BIM Authoring che nascono contemplando la possibilità di apporti da professionisti diversi su uno stesso progetto.

Il CAD non è roba vecchia, è parte integrante del BIM

Come accennato poc’anzi, CAD e BIM possono fare riferimento ad ambiti diversi che si possono sovrapporre tra di loro, sicuramente se non fosse nato prima il CAD non ci sarebbe nessun BIM, e in ogni caso le informazioni del BIM vanno associate ad elementi geometrici.
Se è vero che per la gestione del ciclo di vita di un edificio (dalla prima concezione all’eventuale demolizione) il BIM è decisamente la metodologia più attuale e corretta, è altrettanto vero che quando non c’è di mezzo un edificio da costruire, gestire, ecc., ossia quando mancano il Building e le relative Information, il BIM ha poco senso di essere, ma il disegno al computer sì.
Certamente il CAD copre un ventaglio di campi applicazione ben più ampio del BIM che è votato solo all’edilizia, basti pensare a tutto ciò che riguarda la meccanica, o la topografia, ma anche rimanendo in “casa”, possiamo pensare agli arredi e a ogni altro prodotto di design industriale. Non si applicano alla produzione in serie di una sedia le regole del BIM.
Ma c’è anche un altro ambito dell’architettura che non ha tanto a che fare con il BIM, lo studio delle architetture degne di nota.
A cosa servono le informazioni su tempi e costi di costruzione, gestione, manutenzione, di un’opera di architettura a chi intende studiarne le logiche compositive?

L’immagini di copertina è di SAdesign su Depositphotos.com

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