BIM e nuovo approccio progettuale

Convegno Federarchitetti al Made Expo

BIM e nuovo approccio progettuale

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BIM news

Pubblicato il

10 Marzo 2019

Convegno Federarchitetti al Made Expo: BIM e nuovo approccio progettuale

Il Madexpo 2019 ha visto la partecipazione di Federarchitetti, impegnata nello sviluppo di un confronto culturale sui temi della Realtà Aumentata e del BIM, applicati alle problematiche progettuali e della Sicurezza dei cantieri edili. All’interno del Seminario “Nuove tecnologie progettuali per velocizzare il processo costruttivo” dello scorso 15 marzo a Rho Fiera, l’ingegnera Marcella Mazzola, BIM manager si è assunta il compito di spiegare, ad un uditorio ancora poco abituato all’argomento, l’incidenza del Building Information Modeling sulla moderna progettazione. In una realtà che sembra oramai aver digerito l’uso della modellazione in 3D per presentare il progetto al committente, il BIM non si pone come una semplice evoluzione ma una è una vera e propria rivoluzione. Il sistema, infatti, garantisce l’interconnessione e collaborazione tra i progettisti di un team, ciascuno per la sua specializzazione e i suoi compiti, attraverso l’elaborazione del modello “gemello” del manufatto reale non ancora realizzato.
Da questo digital twins, ha spiegato l’ingegnera Mazzola, vengono estratti gli outpunt del progetto che costituiscono il nocciolo dell’intera operazione costruttiva. I dati forniti dal modello in BIM, infatti, possono essere modificati, corretti e perfezionati fino al livello esecutivo, in contemporanea da ciascun progettista del team, anche se a distanze geografiche notevoli l’uno dall’altro. La collaborazione è così molto facilitata, con gran risparmio di tempo e di spostamenti.

Anche il BIM, come il progetto tridimensionale di una volta, ha vari livelli di sviluppo. Il livello di approfondimento e stabilità, chiamato LOD, parte dal basso e, attraversando vari stati di evoluzione, arriva all’attuazione effettiva del manufatto architettonico. I progettisti, che s’incontrano sulla piattaforma ACDAT strutturata in 4 aree, lavorano così insieme su ben 7 livelli di BIM. E’ inteso che il sistema è particolarmente adatto per gli studi che hanno un team specializzato, dotato di un project coaching che valuta i costi e i benefici delle soluzioni approntate. In questo caso, la divisione del lavoro nel team si rispecchia nei ruoli assegnati a ciascun membro: BIM manager, BIM coordinator, BIM specialist e così via. Il vantaggio di una simile impostazione del lavoro è, secondo Mazzola, interno, con maggior controllo della fattibilità, anche rispetto al rapporto con il committente, soprattutto se si tratta di Amministrazioni ed Enti pubblici: infatti, il BIM, supportato dagli strumenti della realtà Aumentata, consente una verifica “a vista” del progetto completo, già in sede di Conferenza dei Servizi. Dato che fa risparmiare tempo e spese di revisione del progetto, in caso di richiesta di modifiche da parte del committente.

I vantaggi del sistema BIM sono però anche esterni, consentendo maggiore competitività sul mercato ai progettisti e un maggiore successo nella partecipazione alle Gare d’Appalto. La panoramica dell’ingegnera Mazzola in sede seminariale ha innescato una serie di dubbi e interrogativi su alcuni aspetti dl BIM: ad esempio la mancanza di un livello progettuale connesso al rispetto per l’Ambiente e alla tutela; o la difficoltà di definire una figura professionale addetta a questo tipo di progettazione, che vada oltre le figure  dell’architetto e dell’ingegnere. Infine, il BIM lascia prospettare un impiego anche in sede di Sicurezza sul Cantiere, che può essere approntata, almeno parzialmente, attraverso il digital twins e monitorata con l’aiuto della Realtà Aumentata. Senza dimenticare mai l’aspetto umano dell’ideazione e costruzione architettonica e urbana. Temi sui quali si potrà continuare ad apprendere e discutere in altri seminari di Federarchitetti.

Fonte: https://federarchitetti.it

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