Luigi Moretti – Il complesso di Corso Italia
Tra ricostruzione e sperimentazione: l’“astronave” del dopoguerra milanese
Nel cuore di Milano, lungo il tracciato elegante di Corso Italia, si alza uno degli edifici più sorprendenti della ricostruzione postbellica.
Firmato da Luigi Moretti negli anni Cinquanta, il complesso di Corso Italia 13-17 sfida le regole dell’urbanistica tradizionale con un gesto plastico e audace: volumi sospesi, superfici sfaccettate e una sorprendente combinazione di funzioni abitative, commerciali e direzionali.
Un’architettura che sembra sollevarsi dal suolo, diventando simbolo della rinascita e dell’ottimismo tecnologico di quegli anni.
Un isolato reinventato
L’intervento occupa un intero lotto compreso tra Corso Italia, via Rugabella e via Sant’Eufemia, in una zona dove il tessuto urbano medievale e ottocentesco era stato pesantemente danneggiato dai bombardamenti.
Invece di ricucire la trama esistente con un linguaggio mimetico, Moretti sceglie una soluzione di rottura: un insieme di volumi autonomi, di diversa altezza e orientamento, articolati attorno a spazi aperti interni.
L’isolato tradizionale diventa così una piccola città nella città, dove le funzioni si sovrappongono e convivono in un equilibrio dinamico tra privato e pubblico.
L’architettura del movimento
La cifra più riconoscibile dell’intervento è la porzione sospesa che si protende verso Corso Italia come una prua navale.
Rivestita in tessere di mosaico in marmo bianco, questa parte “volante” sembra librarsi sopra il suolo, appoggiandosi a un corpo più basso rivestito in ceramica e vetro.
Un gesto visionario che rompe la staticità del fronte urbano e introduce nel paesaggio milanese un senso di movimento e leggerezza.
I milanesi la ribattezzano presto “l’astronave di Corso Italia”, simbolo di una nuova fiducia nella tecnica e nel futuro.
L’effetto scenografico, accentuato dalle diverse altezze dei corpi edilizi e dalle variazioni materiche, rivela la maestria di Moretti nel modellare lo spazio come fosse scultura architettonica.
Materiali e dettagli
Il complesso è costruito con un telaio in cemento armato a pilastri e travi, con murature di tamponamento in laterizio e coperture piane.
Moretti sperimenta un linguaggio ibrido, in cui superfici vetrate, mosaici marmorei e pannelli ceramici si alternano con eleganza.
L’uso della luce e dei riflessi è studiato in ogni dettaglio: i piani orizzontali proiettano ombre profonde, le facciate sfaccettate catturano il sole milanese e lo trasformano in materia architettonica.
All’interno, il programma funzionale è distribuito in modo fluido: negozi e uffici ai livelli inferiori, abitazioni ai piani superiori, collegati da passaggi e terrazze che creano continuità visiva tra le diverse parti.
Un laboratorio urbano
Corso Italia 13-17 non è solo un edificio, ma un esperimento urbano ante litteram.
Moretti affronta la densità del centro di Milano con la logica della città verticale e multifunzionale, anticipando temi che diventeranno centrali decenni dopo: la mescolanza delle funzioni, la continuità tra spazio pubblico e privato, la flessibilità tipologica.
Il progetto rompe le rigide gerarchie tra abitare e lavorare, tra interno ed esterno.
L’edificio si apre alla città attraverso i porticati, le vetrine e i percorsi pedonali che attraversano l’isolato, generando una porosità urbana che lo rende ancora oggi sorprendentemente contemporaneo.
Reazioni e fortuna critica
Quando nel 1956 vengono tolte le impalcature, la stampa e i cittadini restano colpiti: “non c’è nulla di simile in tutta Milano”, scrivono i cronisti dell’epoca.
C’è chi lo considera un capolavoro di audacia e chi lo critica per la sua “inadeguatezza” rispetto al contesto storico circostante.
Col tempo, però, la visione di Moretti viene riconosciuta come una delle più felici sintesi del modernismo italiano, capace di coniugare tecnica, arte e urbanità.
Oggi il complesso è inserito nei repertori ufficiali dell’Atlante dell’Architettura Contemporanea e della Lombardia dei Beni Culturali, ed è meta di tour e studi dedicati all’architettura milanese del Novecento.
Un’architettura che continua a parlare
A quasi settant’anni dalla sua costruzione, il complesso di Corso Italia 13-17 mantiene intatta la propria forza espressiva.
Il suo linguaggio rimane attuale: non tanto per la forma, quanto per l’idea che la città possa essere luogo di interazione e sperimentazione, non semplice sfondo per la vita quotidiana.
Luigi Moretti, con questo progetto, mostra come l’architettura possa essere strumento di invenzione, capace di ridefinire gli equilibri urbani senza rinunciare alla poesia della forma.
Galleria fotografica
Le fotografie in alta risoluzione 4K documentano l’intero intervento di Luigi Moretti, restituendo la complessità e la raffinatezza costruttiva di un’opera.
La sequenza comprende vedute d’insieme che mostrano la relazione dell’edificio con il tessuto storico circostante, i volumi sospesi e i giochi di luce lungo le facciate, fino ad arrivare a dettagli costruttivi e tecnologici di straordinaria precisione.