Koolhaas, la modernità? E’ un muro d’aria

Si inaugura a Los Angeles il nuovo spazio «Prada» progettato dall'architetto olandese

Si inaugura a Los Angeles il nuovo spazio «Prada» progettato dall'architetto olandese

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Per non dimenticare

Pubblicato il

28 Agosto 2020

Si inaugura a Los Angeles il nuovo spazio «Prada» progettato dall’architetto olandese
Un tetto aperto per far vivere la luce, all’interno schermi al plasma e vetri che si trasformano quando cambia il tempo
«Una rara combinazione tra il visionario e l’ artigiano, tra il filosofo e il tecnico, tra il teorico e il profeta». Tutto questo è Rem Koolhaas, almeno secondo la giuria del Premio Pritzker, il Nobel dell’architettura, assegnatogli nel 2000.

Ma l’olandese Koolhaas sembra essere soprattutto un grande sperimentatore dei nuovi linguaggi per l’ architettura, sia che si tratti di forme, di materiali o di nuove tecnologie: per il Netherlands Dance Theater dell’ Aia (1987) come per la Nexus House di Fukuoka (1991), per l’ Educatorium di Utrecht (1997) come per la residenza di Bordeaux (1998), per il Second Stage Theater di New York (1999) come per l’ ambasciata olandese di Berlino (2003).

E Koolhaas, nato a Rotterdam nel 1944, conferma questa sua vena di grande sperimentatore anche nel suo più recente progetto, il nuovo «epicentro» di Prada («per favore non chiamatelo negozio») realizzato in collaborazione con Ole Scheeren e con l’ Office for metropolitan architecture. Un «epicentro» che si inaugura oggi al 343 di North Rodeo Drive, Beverly Hills, Los Angeles: terzo progetto «d’ alto profilo» firmato da Koolhaas negli States in soli nove mesi. Dopo l’ Illinois Institute di Chicago e la Public Library di Seattle. «Se continua così dovremmo aspettarci un’ architettura di Koolhaas ogni due mesi».

Così qualche giornalista americano ha bollato, non si sa se con ironia o con acidità, quest’ ultimo lavoro del «più influente architetto olandese di oggi». Un lavoro tradotto in tre piani, 2.200 metri quadrati senza vetrine aperte direttamente sulla strada (senza colonne né porte di alcun genere), affollati di sandali da 400 dollari ma anche di schermi al plasma che forniscono informazioni in tempo reale sui mercati finanziari, di vetri che si trasformano a seconda del tempo, di sistemi a radio frequenza, di specchi magici e di materiali inventati per l’ occasione.

Architetto come definisce questo suo nuovo progetto?
«Innanzitutto è qualcosa di studiato appositamente per Los Angeles e per il suo clima. Per questo abbiamo creato uno spazio aperto, separato termicamente dall’ esterno soltanto da un muro d’aria sensibile alle variazioni climatiche. Per questo, ad esempio, un tetto aperto consente alla luce naturale di illuminare lo scenario-space. In un’altra città, con un altro clima non sarebbe stato sicuramente possibile».

Perché niente vetrine?
«Abbiamo voluto inventare qualcosa che fosse un misto tra pubblico e commerciale. Ci saranno così abiti, scarpe e le collezioni Prada ma nel negozio la gente potrà anche entrare, passare in tutta tranquillità e magari sedersi sulle scale a chiacchierare. Insomma, l’assenza di vere e proprie facciate e di vetrine (di notte ci sarà al loro posto un enorme bandone da garage in alluminio) servirà a far sentire il pubblico più libero. Così come la grande apertura nel pavimento servirà a creare un collegamento visivo diretto tra la scalinata interna e il marciapiede di North Rodeo Drive».

Da sempre lei è considerato un grande paladino della modernità
«Confesso che non mi piace molto la parola modernità preferisco il verbo equivalente, modernizzare. Perché indica la creazione, quell’ azione reale e concreta che ci porta a trasformare in continuazione ogni nostra forma di espressione. Modernizzare è, d’ altra parte, una sfida continua». Una sfida che, in architettura, si può tradurre in… «Ad esempio nella ricerca di nuovi materiali. Come lo sponge, un “ibrido di aria e materia” che abbiamo sperimentato per questo nuovo spazio. Un “ibrido” messo a punto per l’ occasione ma che va comunque ad aggiungersi agli altri materiali tradizionali che abbiamo utilizzato: l’alluminio, il legno e il vetro, anche se si tratta di un vetro che può cambiare trasparenza a secondo delle esigenze.

Ma modernizzare è anche usare le nuove tecnologie digitali».
Ci sono forme più moderne di altre? «Non ci sono architetture più moderne di altre come non ci sono forme migliori di altre. Casomai si può dire che il grattacielo è un’ espressione più violenta di altre, più intensa. Mentre io credo che oggi si debbano trovare forme più soft che, ad esempio, riescano a stabilire un reale equilibrio con l’ ambiente circostante. Senza strappi né eccessi».

Come giudica lo stato dell’architettura in Italia?
«Credo che oggi ci sia una nuova energia nelle cose di architettura. Ci sono segni di un rinnovamento positivo che si traducono in modi differenti. Ad esempio, la trasformazione di una rivista come Domus è per me uno dei tanti segni di questa nuova energia. Ma la situazione italiana è sicuramente più complessa di altre, come quella francese o tedesca. Anche li si ritrovano segnali positivi ma in quel caso non si deve fare i conti con un panorama generale, bello e complesso come quello italiano».

Quali sono i suoi prossimi progetti?
«La Casa della musica di Porto che dovrebbe essere conclusa entro quest’anno, un nuovo epicentro Prada per San Francisco e il quartiere generale della China Central Television di Pechino (forse la più grande commissione finora vinta da Koolhaas con i suoi 730 milioni di dollari e con i suoi quasi due milioni di metri quadrati, ndr).

Che ruolo ha l’Italia nel suo lavoro?
«Un ruolo importante. Anche perché ho molto studiato l’architettura della Roma classica. E cerco costantemente di ispirarmi a essa. Ecco, potrei quasi dire che anche nel North Rodeo Drive di Los Angeles c’ è persino qualcosa dell’antica Ercolano».

Fonte: Bucci Stefano, (16 luglio 2004) – Corriere della Sera

architetture dwg di koolhaas

Ambasciata Olandese a Berlino

Casa da Musica

Casa nel bosco (Dutch House)

Kunsthal

Maison à Bordeaux (casa a Floirac)

Villa Dall’Ava

Biblioteca centrale di Seattle

Istituto Olandese di architettura

Nexus world International Housing