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Tempietto di Diana a Villa Borghese

Un gioiello neoclassico tra natura e mito nel cuore di Roma

All’interno dei giardini di Villa Borghese, tra viali alberati e scorci pittoreschi, si nasconde un piccolo gioiello dell’architettura neoclassica: il Tempietto di Diana. Realizzato nel 1789 per volontà di Marcantonio IV Borghese, fu progettato da Antonio Asprucci, con la probabile collaborazione del figlio Mario. Il Guattani invece attribuisce l'opera a Mario Asprucci che al tempo della sua costruzione aveva soltanto 25 anni.

Si tratta di un elegante monoptero – un tempietto circolare privo di pareti – composto da otto colonne marmoree che sostengono una cupola. Questa è coronata da una decorativa pigna in sommità.
Il basamento, a quattro gradini, ne esalta la monumentalità pur nella sua dimensione raccolta.

Un omaggio alla dea della caccia

Il nome del tempietto è legato alla statua della “Diana di Gabi”, copia romana di un originale greco, che un tempo campeggiava al centro dell’edificio. L’opera, restaurata da Vincenzo Pacetti, fu però ceduta a Napoleone nel 1807 e oggi è conservata al Louvre di Parigi. Rimane ancora il basamento in marmo caristio che ne ricorda la presenza.

Anche la decorazione interna della cupola rende omaggio alla dea della caccia. Le formelle ottagonali presentano infatti motivi venatori e scene di caccia. Il tutto evoca l’ambiente naturale e il carattere mitologico della divinità.

Dal Settecento a oggi

Il Tempietto di Diana, oltre a essere una raffinata testimonianza dello stile neoclassico romano, rappresenta uno degli elementi più suggestivi del parco. Restaurato nel 1941 da Lorenzo Cozza, continua ancora oggi a impreziosire i giardini di Villa Borghese. Offre ai visitatori un angolo di quiete e armonia, immerso nel verde e nella storia.

La galleria fotografica intende valorizzare il tempietto nei suoi dettagli architettonici e nel dialogo con il paesaggio circostante. Aspira a raccontarne la grazia e l’eleganza senza tempo.

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